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Vaccini, scuola informi scientificamente sulla loro validità.

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La discussione sulle vaccinazioni o meno dei bambini, il diffondersi di fenomeni legati ai nuovi orizzonti della scienza e della robotica e alla individuazione di nuovi materiali, dovrà indurre il legislatore e gli uomini di cultura ad implementare, attraverso l’Agenzia educativa e formativa, qual è la Scuola, il monte orario assegnato alle discipline scientifiche e tecnologiche, accrescendo le attività laboratoriali, di gruppo e di ricerca.

La scuola prima ancora di educare ai compiti di realtà, sia essa stessa Agenzia della realtà, guardi e tocchi tutto ciò che dalla società emerge, osservi tutto ciò che avviene all’esterno degli edifici scolastici e adegui la sua azione educativa ai mutamenti in atto, presenti nei molteplici settori del vivere quotidiano.

La cultura scientifica, il sapere dimostrato e dimostrabile attraverso la ricerca e le indagini, faciliteranno le scelte e miglioreranno la condizione del singolo e del gruppo. Se nell’ambito della scuola prevarrà il metodo scientifico, la ricerca dell’oggettività, alcuni fenomeni come il “ Non vaccinare i propri figli” non potrà attecchire nelle coscienze delle persone in quanto fenomeni scaturenti dalla non scienza, dalla non ricerca, dalla non cultura.

In questo senso anche la figura del docente si evolve, assume sempre più la funzione di ricercatore, di colui il quale nell’ambito della scuola non somministra solo saperi teorici, non dimostrabili e palpabili, ma compiti di realtà. L’astratto è certamente importante per lo sviluppo cognitivo, ma non dovrà prevalere rispetto alla realtà, al dimostrabile per non immergere le conoscenze in habitat diversi dal proprio vissuto quotidiano.

Con questa breve riflessione non si intende aprire una atavica polemica sul valore e sul significato delle discipline umanistiche rispetto alla scienza e alla tecnica. Tutte contribuiscono alla crescita individuale e collettiva. Si vuole semplicemente riportare la discussione in un alveo più realistico per prevenire analfabetismi digitali, pregiudizi ed esclusioni da contesti professionali e produttivi.

La scuola deve esaltare le conoscenze e le competenze, ma deve essere anzitutto una scuola di realtà, che si guarda intorno e contribuisca a valorizzare la persona umana, tutelando il suo benessere individuale prima ancora che collettivo.

La salute del singolo è prerequisito indispensabile per difendere la salute di una comunità scolastica e non. Il vaccinare contro le malattie e contro le inciviltà imperanti è compito della scuola, ma non solo, soprattutto della famiglia, intesa come gruppo preposto all’educazione dei soggetti in tenera età ai quali non può essere vietato il diritto alla vaccinazione effettuata sia a scopo profilattico che terapeutico. Astenersi dal vaccinarsi, significa astenersi dalla conoscenza scientifica e tecnologica. In una parola significa esaltare l’ignoranza, significa celebrare la non scuola e il non sapere scientifico e razionale.

La scuola della scienza e della tecnica sarà il migliore antidoto, la migliore profilassi per combattere i pregiudizi permanenti verso i vaccini. Il vero pericolo per la salute non sono i vaccini ma i pregiudizi che ancora esistono rispetto alla scienza. E se esistono, forse, l’attuale modo di essere e di fare ha le sue responsabilità.