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Spopolamento in Calabria: l’allarme del prof. Aiello e la crisi del tessuto economico

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Lo studio di OpenCalabria analizza il periodo 2010-2020, evidenziando una riduzione demografica in 359 comuni su 404. Non sono colpite solo le zone interne e le piccole comunità.

L’analisi presentata dal prof. Francesco Aiello, docente di Politica economica presso l’Unical e presidente di OpenCalabria, mette in luce una verità preoccupante: la Calabria si trova in una fase critica di spopolamento. I dati raccolti tra il 2010 e il 2020 mostrano che ben 359 comuni su 404 hanno visto una contrazione demografica, certificando il declino della popolazione non solo nelle aree interne, tradizionalmente più vulnerabili, ma anche nei capoluoghi di provincia. La prospettiva a lungo termine, stando alle proiezioni, è altrettanto allarmante: la regione potrebbe ridursi a un milione e mezzo di abitanti nei prossimi anni. In provincia di Cosenza sarebbero soltanto undici i comuni che presentano un incremento di popolazione.

Le cause di questo fenomeno, come sottolinea Aiello, sono da ricercarsi soprattutto in un tessuto economico debole, incapace di trattenere i giovani e offrire opportunità lavorative stabili. Il declino demografico è, infatti, strettamente collegato alla carenza di sviluppo economico e all’incapacità delle istituzioni di invertire la rotta. Le migrazioni interne ed esterne, che continuano a svuotare i piccoli centri e le aree più marginali, sono la risposta di una popolazione sempre più esasperata dalla mancanza di prospettive.

Uno degli aspetti interessanti emersi dalla ricerca è che il fenomeno non riguarda solo i piccoli comuni o le zone montane, ma colpisce anche le aree urbane. Questa constatazione evidenzia come il problema non possa essere risolto semplicemente incentivando lo sviluppo locale delle zone rurali, poiché l’intero sistema regionale appare compromesso. I capoluoghi di provincia, che dovrebbero rappresentare il fulcro economico e sociale della Calabria, sono anch’essi in sofferenza, testimoniando l’estensione del disagio economico.

Il vero nodo da affrontare, quindi, resta lo sviluppo di un’economia capace di generare ricchezza e occupazione, di attrarre investimenti e di fermare l’emorragia di giovani talenti.

Le soluzioni devono passare attraverso una revisione profonda delle politiche economiche regionali e nazionali. Investire nelle risorse locali, nel turismo, nell’agricoltura e nell’innovazione tecnologica potrebbe essere una chiave per far ripartire l’economia calabrese. Tuttavia, ciò richiede uno sforzo coordinato tra istituzioni, imprenditori e cittadini, che spesso manca. Un miglioramento delle infrastrutture, l’accesso a fondi europei per il rilancio economico e politiche di sostegno alle giovani famiglie potrebbero creare un contesto più favorevole per arrestare la crisi demografica.

È fondamentale comprendere che il declino demografico non è solo un problema di numeri, ma un sintomo di un malessere profondo che riguarda la qualità della vita in Calabria. Un territorio che si spopola perde non solo abitanti, ma anche cultura, competenze e futuro. Le riflessioni del prof. Aiello ci ricordano che il tempo per agire è ora. Ogni anno che passa senza interventi adeguati avvicina la regione a un punto di non ritorno, un deserto demografico che minaccia di cancellare le radici stesse della Calabria.