Tradizioni nel Savuto . La Focara
Nella notte della vigilia di Natale, è tradizione che nelle piazze dei borghi distribuiti nel comprensorio del Savuto e della Calabria, vengano accesi grandi falò “focara” che si consumano durante la notte . E’ una tradizione che si perde nella notte dei tempi: probabilmente esiste da quando i Romani importarono dall’ oriente il mito del Dio Mitra, figlio del Dio Sole. Un gesto che simboleggiava la rinascita della luce sulle tenebre, rappresentandola sulla terra dopo il solestizio d’ inverno, quando il giorno riprendeva ad allungarsi nei confronti della notte. In passato, secondo quanto raccontato dai nonni, in ogni famiglia era consuetudine lasciare la legna per la “focara” davanti alla propria abitazione che veniva poi raccolta dai giovani del luogo per essere utilizzata nella formazione della piramide di legna che veniva costruita nelle vicinanze della Parrocchia o nella piazza del paese e data alle fiamme intorno alla mezza notte. Il calore emanato dalle fiamme, irradiato e circoscritto nel perimetro individuato, si integrava con il calore “umano” che nasceva dalla socialità creata, dagli aromi della legna e dai dolci tipici preparati in casa dalle brave massaie del luogo.
Attorno al falò venivano organizzato balli e canti natalizi, avvalendosi dei tradizionali strumenti musicali tanto cari alla gente del savuto; fisarmonica e chitarra, consumando un buon bicchiere di vino, proveniente dalle uve dei preziosi vigneti della zona. Gli organizzatori si alternavano nell’alimentare il fuoco con legna secca e materiale vario, raccolto dai giovanissimi gruppi giovanili nella vicina campagna oppure donato dalle famiglie per alimentare il calore della mezza notte, alimentato da baci e abbracci per lo scambio degli auguri.
Una tradizione che si riproporrà anche quest’anno dopo la pausa determinata dalle restrizioni anticovid , dal rispetto sul distanziamento fisico attuate per evitare la diffusione del virus.
Da dove trae origini la parola fòcara.
E’ un termine dialettale che appartiene non solo al Savuto e alla calabria, ma si annovera nei dialetti meridionali, che indica un falò, E’ utilizzato per indicare il particolare rito tradizionale in uso nei borghi dove si creano cumuli di legna nelle piazze, a forma di piramide, allocati nelle vicinanze delle Parrocchie o agli incroci delle strade per dare loro fuoco la sera della vigilia della festa liturgica di Natale. Da dove questa tradizione tragga origine non è certo: forse appartiene agli antichi riti pagani. Oggi si considera idealmente un modo per riscaldare il Bambino Gesù.
Richiamo dantesco
Nel XXVIII Canto dell’Inferno di Dante si parla di “vento di Focara”, dove qui “Focara” è un monte dal quale soffiano venti impetuosi che fan rincorrere i marinai a far voti.
«Tra l’isola di Cipri e di Maiolica non vide mai sì gran fallo Nettuno, non da pirate, non da gente argolica. Quel traditor che vede pur con l’uno, farà venirli a parlamento seco; |
(Inferno XXVIII, 82-90) |