“Chiare, fresche e dolci acque”, scriveva nel canzoniere, Francesco Petrarca, poeta, scrittore e filosofo ritenuto precursore dell’umanesimo . Le acque limpide, fresche e di qualità, tante osannate nella poesia e nella vita quotidiana dagli amanti del vivere di qualità, non sono state mai apprezzate evidentemente dalle amministrazioni “Arcobaleno” di Santo Stefano di Rogliano che in vent’anni di potere locale non sono riuscite a completare l’acquedotto denominato ” Purrano” , progettato e in parte realizzato, per portare nelle case dei cittadini santostefanesi un prodotto di alta qualità. Provenienti da sorgenti naturali poste ad alta quota, le acque dovevano essere accumulate in un capiente serbatoio, all’uopo costruito nelle vicinanze del santuario di santa liberata, per poi essere convogliate nella rete idrica e servire le utenze della contrada di Vallegiannò. L’opera, ideata e progettata negli anni precedenti alle amministrazioni “Arcobaleno”, avrebbe dovuto dotare il Comune di un autonomo acquedotto, consentendo di abbattere le tariffe dell’acqua potabile che ogni anno lievitano per far fronte agli alti costi gestionali del servizo, dovuti in gran parte alla fornitura del bene da parte di una Società mista: la Sorical.
Santo Stefano- ricordano dall’opposizione consiliare – a differenza degli altri Comuni viciniori- che sono provvisti di proprie risorse idriche per far fronte al fabbisogno delle famiglie, è costretto a rivolgersi esclusivamente ad una Società mista la quale fornisce l’acqua potabile al Comune previo versamento delle somme dovute e stabilite dal contratto. Eppure il territorio di Santo Stefano, come dimostrano i dati dello studio effettuato, sempre negli anni novanta, per monitorare le risorse idriche naturali presenti sul territorio, è ricco di sorgenti naturali che, per l’incapacità progettuale e di individuazione di risorse , non vengono sfruttate e utilizzate nè per usi potabili nè tantomeno per altri usi: l’acqua, così, si disperde nei meandri della terra, si spreca mentre le tariffe subiscono ogni anno un incremento per coprire i costi di gestione del servizio idrico. A pagare il prezzo di questa mancanza di progettualità e di attenzione verso questo bene di prima necessità è sempre il cittadino, anello ritenuto sempre più debole della catena del sistema amministrativo. L’acqua di qualità, definita tale dalle analisi effettuate all’epoca della captzione delle specifiche sorgenti naturali ( capace di fornire tre litri e mezzo di acqua al secondo), continua a disperdersi nei meandri della terra, mentre le opere di adduzione, costituite da gallerie da centinai di metri di condotta realizzata allo scopo di convogliare la massa d’acqua potabile, da più di vent’anni, giacciono lungo i pendii delle montagne che fanno da cornice all’acqua che sgorga dalla roccia di “Purrano”.
Sull’urgenza di infrastrutturare il territorio, di completare l’acquedotto “Purrano” sono più volte intervenuti i consiglieri comunali del gruppo ” Comune in Comune”, coordinato da Ida Paola Cerenzia e costituito dai Simona Mancuso e Franco Garofalo, senza tuttavia ottenere risposte esaustive da parte della sindaca Lucia Nicoletti e dalla giunta espressa dall’Arcobaleno.
La siccità che si accentuirà con il passare degli anni, metterà in grosse difficoltà il servizio inerente l’ erogazione dell’acqua potabile e senza dubbi a soffrire di più saranno in primo luogo i cittadini di quei Comuni che risultano essere sprovvisti di prorie risorse idriche. Questi enti, in modo particolare, saranno chiamati a gestire le risorse idriche con parsimonia e intelligenza per evitare ulteriori e gravi disagi anche di natura economica.
Da tempo – sottolineano dall’opposizione- abbiamo chiesto che venga completato l’acquedotto “Purrano” , garantendo ai cittadini l’erogazione di un prodotto di alta qualità a bassissimo costo.
Le sollecitazioni finora avanzate dal gruppo ” Comune in Comune” sono cadute nel vuoto al pari della richiesta da mesi inoltrata all’amministrazione comunale di far analizzare l’acqua che sgorga lungo le pendici delle montagne che affiancano la strada che da Piazza Santa Maria conduce nella vicino Mangone. Ai confini dei due Comuni, a metà strada, sorge il vecchio acquedotto comunale anch’esso abbandonato e mai preso in considerazione da parte dell’amministrazione comunale per renderlo funzionante al servizio delle utenze.
E mentre le tariffe idriche e non solo, lievitano a dispetto degli annunci e dei proclami fatti durante le varie campagne elettorali, l’ acqua si spreca e nessuna idea appare all’orizzonte per sfruttare al meglio una risorsa ritenuta primaria per il fabbisogno dell’uomo e di tutti gli esseri viventi.