Non c’è pace per la sanità calabrese affidata nelle mani del governo centrale che dovrà individuare un nuovo nominativo al quale consegnare l’incarico di Commissario ad acta della sanità regionale.
Dopo lo spettacolo fornito sul balletto delle nomine, sulle figuracce registrate in questi mesi, che hanno fatto impazzire il web ed i vari vignettisti, proponendo fantasiose scene ironiche e, perfino erotiche, il governo cercherebbe adesso di correre ai ripari individuando una figura manageriale di altissimo prestigio che possa rispondere alle emergenze di cui soffre da tempo il comparto sanitario. Uno sforzo immane a cui dovrebbe sottrarsi affidando direttamente alla regione il compito di risolvere i problemi del proprio territorio nel rispetto delle autonomie e dell’autogoverno. Sappiamo che non sarà così perché il governo centrale continuerà a seguire la strada del Commissariamento nell’intento di far rientrare il debito accumulato dalla sanità calabrese .
Questa volta però nominare un Commissario non sarà cosi facile come le precedenti non per mancanza di profili di alto livello manageriale e professionale ma perché non tutti i soggetti individuati saranno disponibili ad accogliere l’invito ad accettare un incarico che alla luce dei fatti si è mostrato altamente rovente, dalle temperature di alto forno che squaglia le più dure tempre professionali.
Non sarà tanto difficile individuare un profilo di alto livello manageriale quanto, invece, arduo sarà il compito di convincere la persona individuata ad accettare il delicato e complesso incarico.
Il problema che si presenterà sarà proprio quello dell’accettazione dell’incarico da parte del soggetto prescelto.
Si, perché non tutti i bravi professionisti saranno disponibili ad accettare una poltrona così delicata, dimostratasi alla luce delle esperienze raccontate e vissute ad alto rischio.
Diciamolo pure con brutale franchezza e senza ipocrisia : tutto i Commissari finora nominati presentavano e presentano dei curricula di rispetto, delle competenze e conoscenze che facevano ben sperare nella soluzione dei problemi, antichi e moderni della sanità calabrese.
Se osserviamo e approfondiamo i loro percorsi formativi ed esperienziali possiamo comprendere la statura qualitativa dei personaggi. Si dirà: ma se erano così bravi perché hanno offerto al pubblico il triste spettacolo al quale si faceva riferimento mentre i cosiddetti risultati auspicati non sono stati conseguiti ?
Orbene su questo dovremmo soffermare la nostra riflessione, tralasciando un momento le figuracce accumulate sulle quali tutti concordiamo.
L’incarico di Commissario ad acta alla sanità calabrese inizialmente ambito, oggi di fronte alle drammaticità emerse, ha perso o si è del tutto svuotato del suo significato originario: non è più appetibile come in passato. Troppo rischioso e ogni scusa è buona per declinare l’invito.
Credo che alla fine il governo centrale troverà, comunque, una soluzione, presentando al popolo sovrano le conclusioni alle quali è pervenuto, dopo “attenta e scrupolosa attenzione”, frase di circostanza anch’essa usurata al pari dell’incarico individuato.
Alla nomina, seguirà la solita coreografia di positivi commenti curriculari ma la domanda alla quale ancora nessuno ha fornito una risposta concreta e sulla quale dovremmo affermare la nostra attenzione è e rimane: perché dopo 11 anni di commissariamento non sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati? Perché anziché migliorare il servizio sanitario regionale è peggiorato, il bilancio “dissestato” in tutti i sensi?
Cosa blocca il risanamento? Quale la strada veramente da seguire?
Nominare un Commissario non sarà compito difficile. Arduo e rovente sarà occupare una poltrona, consumata, usurata, priva di efficacia e resa non più credibile sulla base dei fatti registrati e conclamati dalla storia sociale e politica fino ad ora registrata, incorniciata, peraltro, da ironie e scene teatrali non degne di una società civile.
Avanti un altro! La commedia continua speriamo, questa volta, a lieto fine! (FG)