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S. Stefano di Rogliano – Forzati i lucchetti dei gabbiotti protettivi dell’antica sorgente che alimenta la piccola e storica condotta del paese. Nel degrado assoluto la flora e la fauna prendono il sopravvento. Le foto mostrano CAPRE che soddisfano la sete attingendo acqua dalla fonte.

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Forzati i lucchetti dei due  gabbiotti  protettivi della vasca di raccolta dell’acqua che alimenta il vecchio  acquedotto del comune. La zona in cui sorge l’antica sorgente è un altro simbolo del degrado e dell’abbandono delle risorse pubbliche.

Capre alla Fonte

 

Ignoti hanno infranto  le precarie serrature che bloccavano gli sportelli  d’ingresso in metallo,  lasciando  libero l’accesso al bacino di raccolta dell’acqua che sgorga dalla storica fonte, situata nelle vicinanze del  viadotto raffigurante il confine del territorio di santo Stefano di Rogliano con quello di Mangone.

Alle pendici della montagna sorge   la fonte che alimenta la condotta che conduce in paese, utilizzata in passato   per alimentare  l’ abbeveratoio  posto nella piazza centrale del paese.

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L’acqua che fluisce dall’antica  sorgente naturale, oggi viene utilizzata per usi irrigui da utenze del luogo.  Da tempo la minoranza chiede al comune, senza ottenere risposte, di effettuare le analisi al fine di  verificare se la risorsa idrica possa essere utilizzata per uso potabile.

Da  anni  il gruppo consiliare “ Comune in Comune”  chiede  all’amministrazione comunale di ripristinare e recuperare le opere dello storica sorgente, dell’intera rete dell’acquedotto, usurata dal tempo e dall’incuria.

Il degrado e l’abbandono  in cui versano le opere costruite dalle passate amministrazioni comunali, non fanno onore alla grandezza e al prestigio storico che si attribuisce all’antica  sorgente naturale, utile a  soddisfare il fabbisogno  idrico  delle  famiglie  santostefanesi.

Le acque della sorgente, incanalate in  una modesta rete,  venivano convogliate a loro volta  in un piccolo serbatoio di Piazza  Santa Maria da dove spuntavano le fontane utilizzate dai cittadini per gli usi civili.

La realizzazione della rete idrica pubblica,realizzata negli anni cinquanta, ha ridotto la funzione sociale che svolgevano i pochi fontanili collocati nei rioni del paese, annientati successivamente   dalla nuova civiltà imposta  ma non dalla storia per il significativo servizio che  hanno svolto in favore della comunità.

La situazione in cui versa la zona  della storica  sorgente naturale non fa onore al passato  e alla civiltà del paese- sostengono in molti- ed in modo particolare  i componenti del  movimento ” Comune in Comune”  che da sempre  cercano di sensibilizzare gli amministratori comunali  a individuare risorse per  effettuare nuove captazioni di sorgenti d’acqua, ristrutturare e recuperare le antiche fonti , a caduta libera,  ancora attive e presenti sul territorio,  e individuare risorse per  completare l’acquedotto  “Purrano”.

Santo Stefano di Rogliano- ricordano dall’opposizione – è l’unico paese della zona  a non essere dotato di un proprio acquedotto e l’amministrazione comunale per garantire l’approvvigionamento idrico alla comunità è costretta a rivolgersi ad una società alla quale versa annualmente una cospicua somma che a sua volta  viene recuperata attraverso l’emissione dei ruoli e  il pagamento delle  bollette  da parte dei cittadini.

Insomma l’acqua si disperde nei meandri della terra, le opere avviate  non vengono completate, gli antichi acquedotti  non vengono curati, le fonti ed i luoghi versano in una situazione di vergognoso degrado  e a subire i danni di questo abbandono che non onora la civiltà e la storia del paese, saranno sempre i poveri utenti.