Ritirata la proposta di legge che avrebbe dovuto disciplinare “ il sistema previdenziale di tipo contributivo e del trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali”. Sottoscritta da venti consiglieri regionali su 31, l’iniziativa ha sollevato forte polemiche tra la gente comune, stanca di assistere ai privilegi di cui gode la cosiddetta Casta. Ad ufficializzare la scelta è stato il consigliere del PD Domenico Battaglia con una lettera inviata al presidente del Consiglio regionale Irto con la quale annuncia il ritiro della “Disciplina del sistema previdenziale di tipo contributivo e del trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali”. Alla luce dei fatti evidenziati nella nota , ritengo opportuno – ha affermato Battaglia – che la problematica vada meglio approfondita in sede di Conferenza dei capigruppo.
Come già affermato seguiremo con attenzione l’evolversi della questione che ha riscaldato gli animi e le voci sui social, sollevando vibrate proteste per l’iniziativa intrapresa dai venti consiglieri regionali.
Ma perché i consiglieri pretendono pensioni, vitalizi, mentre questa richiesta viene negata ai Sindaci, agli assessori dei paesi che esercitano le loro funzioni senza rivendicare nulla? E’ questa una delle tante domande veicolata attraverso il web.
Perché un consigliere regionale, un senatore, un deputato con alle spalle solo una legislatura (cinque anni) ha diritto alla pensione e alla buonuscita mentre un dipendente privato e pubblico deve avere 42 anni di servizio e 10 mesi di contributi per ottenere la quiescenza?
Quali sono le motivazioni politiche e sociali per cui un parlamentare, un consigliere regionale può ottenere la pensione a 60 anni mentre un lavoratore dipendente deve attendere quasi 67 anni per beneficiare di questo sacro diritto?
Domande che giriamo ai consiglieri regionali, ai parlamentari preposti a legiferare anche su questa disciplina a cui sono particolarmente interessati.