Regionali, il centro destra ha imbarcato tutti? Chi non ha peccati scagli la prima pietra.
La critica che viene rivolta al centro destra è quella di aver inserito nelle varie liste collegate alla candidatura a Presidente di Jole Santelli, diversi consiglieri regionali uscenti, eletti nella precedente tornata elettorale nelle liste del centro sinistra che hanno espresso il governatore Mario Oliverio.
Definiti transfughi, impresentabili e così via, gli oppositori del centrodestra tentano così di accreditarsi come sostenitori della legalità e della trasparenza. In questa assurda logica pseudo politica non viene risparmiato nessuno. Perfino Alessia Bausone ( ex tesserata PD ed ex coordinatrice della mozione Boccia dell’ultimo Congresso del partito democratico) viene catapultata in questo tritacarne, omettendo di ragionare sul fatto che aver accettato la candidatura nelle liste del Movimento Cinque stelle sarà costata sofferenza e strazio.
A questo trattamento non è scampato lo stesso Francesco Aiello, docente Unical, candidato Presidente per il Movimento cinque stelle, accusato ingiustamente di abuso edilizio.
Se è vero che diversi soggetti utilizzano partiti e movimenti come mezzo di trasporto per raggiungere il potere, tuttavia bisogna credere che molti facciano politica per assegnare alla regione un “buon governo”, altrimenti è la fine della politica.
E’ assurdo che si possa sbattere la porta in faccia alle persone senza possibilità di appello, esponendo le stesse persone al pubblico disprezzo senza riportare condanne e sanzioni.
Hanno fatto fuori Mario Oliverio che fino all’ultimo momento ha rivendicato il diritto di essere candidato, appellandosi allo statuto del partito, proponendo le primarie e quindi la partecipazione democratica per la selezione della classe politica regionale. Hanno fatto fuori uomini che dal punto di vista morale non presentavano alcun neo senza fornire alcuna spiegazione sull’esclusione.
Questo non è un “metodo democratico”, “pedagogico” ed educativo, da diffondere e prendere in considerazione. La selezione della classe politica passa attraverso il coinvolgimento e la partecipazione e non può essere affidata alla volontà della singola persona anche se gli viene riconosciuta, al momento, onestà e trasparenza. Bisogna chiedersi anche come si è arrivati, come si è giunti ad occupare quel ruolo selettivo e di potere tale da assegnare voti e giudizi negativi, escludenti ed emarginanti. Cambiare casacca non è un reato, sovente è una difesa contro l’arroganza del potere dispotico. Anche qui vale il pensiero che di tutte le erbe non si può fare un fascio. Ci saranno pure coloro che lo fanno per interesse personale, di famiglia e di gruppo, ma anche per questa circostanza è necessario fare distingui. Le analisi politiche non possono essere frammentarie, di comodo e approssimative. Necessitano di elementi sostenibili e credibili.
Le chiacchiere servono poco. Il popolo calabrese, gli elettori calabresi che hanno sostenuto gli uomini che oggi vengono definiti transfughi, impresentabili e cosi via cambieranno anche loro casacca? E se così sarà non sorge il dubbio che qualcosa non abbia funzionato in questo sistema balordo di selezionare le candidature regionali? Come reagiranno gli elettori di fronte a questi metodi al di là di ciò che gli avversari del centro destra dicono, annoverandosi tra la ingombrante area dei colpevolisti? Passare dalla schiera degli innocentisti a quelli dei colpevolisti non è anche un modo di cambiare casacca a seconda della circostanza?
Colpevolisti o innocentisti non si nasce. Si diventa per cultura ed esperienza. E l’esperienza insegna che il dito indice puntato verso gli altri in segno di condanna, andrebbe rivolto prima verso se stessi, specialmente in questa nostra Calabria dove chi non ha peccati scagli la prima pietra. Di scagliatori si scarseggia mentre di pietre ne abbiamo a bizzeffe. Usiamole per costruire e non per demolire. (La redazione)