Primo maggio in Calabria: festa, protesta o rassegnazione? In Calabria, regione a più alto tasso di disoccupazione giovanile diventa arduo onorare la festa del lavoro (che non c’è e non si crea), cosi come diventa altrettanto problematico trasformare questa ricorrenza in giornata di lotta e di rivendicazione. In un contesto in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 58,7% festeggiare significherebbe manifestare un atto di buffa incoscienza. Meglio quindi rifugiarsi nella rassegnazione mentale, stato d’animo diffuso che sembra abbia preso il sopravvento all’interno della società civile, che non crede più al miracolo economico, che diffida sempre più della classe politica, ritenuta egoista, impegnata esclusivamente a difendere i propri privilegi e ampliare potere, riducendo gli spazi di democrazia e partecipazione.
I nostri governanti sono consapevoli che senza investimenti non si cresce, senza progetti esecutivi, fattibili, sostenibili non si può sostenere nessuna politica occupazionale e di conseguenza anche le politiche sociali in favore delle categorie più disagiate non sarebbero in grado di sostenere le forti oscillazioni del mercato europeo. Eppure di fronte a questa triste realtà la politica non risparmierà ai giovani calabresi l’invito a credere in se stessi, ad essere ottimisti ad elogiare le virtù della nostra terra di Calabria, elargite da madre natura e non sapute, o meglio volute, valorizzare dai governanti e dalle diverse coalizioni che negli anni si sono succedute ai governi locali, regionali e nazionali.
Anche questi inviti, queste sollecitazioni indirizzate verso l’ottimismo, alla fiducia verso il prossimo, andranno ad alimentare ulteriormente la diffusa rassegnazione presente nel mondo giovanile, sempre più senza lavoro, sempre più precarizzato, demotivato e snervato. Sarebbe meglio che in Calabria il primo maggio si trasformasse in una giornata di silenzio, bandendo qualsiasi tipo di manifestazione, in segno di rispetto verso il pianeta giovanile, reso arido e freddo per responsabilità esclusiva di una classe dirigente che ha saputo impoverire la più bella Regione del mondo, che ha saputo immiserire il Paese più affascinante d’Europa.
E’ veramente triste e angosciante apprendere che peggio della Calabria hanno fatto solo Ceuta (69,1%) e Melilla (63,3%), le due enclavi spagnole che sono situate però nel continente africano. E’ anacronistico celebrare in Calabria il lavoro che non c’è e che non si intravede. Sarebbe dignitoso che questa giornata venisse trasformata in una giornata di silenzio, in un momento di protesta taciturna, evitando loquacità e la somministrazione di pillole che spronerebbero all’ottimismo, confezionate da una classe politica e dirigenziale, che perde ogni giorno credibilità per ciò che non fa e non dice, per ciò che dimostra di essere al cospetto della decadenza diffusa in ogni settore della vita pubblica.
Buona fortuna, giovani, e un grosso in bocca al lupo!