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Oggi, lunedì 5 settembre 2022, è la ” Giornata mondiale d’azione per l’Amazzonia”. La deforestazione ha raggiunto i massimi storici ed è una questione ormai sempre più fuori controllo. Iniziamo dal piccolo per difendere il valore del verde

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Indetta dall’Articolazione dei Popoli Indigeni del Brasile (APIB), la ricorrenza mira ad  diffondere informazioni   sulla tragica situazione che

Soberania National Park, Panama — The sun lights up the rainforest in Soberania National Park, near the Panama Canal. — Image by © Paul A. Souders/CORBIS

colpisce la foresta amazzonica  nonchè  riflettere sul legame fra deforestazione, crisi climatica e violazione dei diritti umani. Tutti riconoscono alla  patrimonio naturale un  valore  inestimabile da cui dipende l’intera esistenza del nostro Pianeta. 

Il processo di deforestazione che interessa l’intero pianeta ed in modo particolare i  “polmoni”  che risiedono in varie parti dello stesso pianeta,  rappresenta   la causa primaria che minaccia la sopravvivenza del polmone verde del nostro Pianeta, individuato in modo particolare nelle distese e fitte foreste dell’Amazzonia. Nel territorio brasiliano, stando alle informazioni che provengono da diverse fonte giornalistiche e non solo, si stanno  eliminando   distese  superficie di foresta pluviale che possono essere  equiparare a oltre tre campi da calcio al minuto. Si sa  bene che in questa regione,  per espandere   le aree da adibire a coltivazioni, ad allevamenti zootecnici, a miniere e  interessi vari, vanno in fumo migliaia di ettari di  bosco ricorrendo all’uso del fuoco. Questo fenomeno viene definito  “slash and burn”, ovvero taglia e brucia. Un metodo che va avanti ettaro dopo ettaro finché, eliminata la foresta, i terreni rimangono argillosi e  dilavati dalla pioggia, si trasformano  in aree  utilizzabili per le coltivazioni in pochissimo tempo. Al  posto della vegetazione secolare, prendono posto  coltivazioni di soia o mandrie di bovini. Il grido di dolore  che viene fuori da queste tecniche messe in atto  per far largo a  interessi che esulano dal bene comune, si accentua ancora di più dal momento che la capacità di resilienza dell’ecosistema forestale, ovvero la possibilità di ritornare allo stato iniziale, a seguito di un perturbamento delle condizioni dell’habitat in generale, sta diminuendo con il passare del tempo. La condizione di salute della Foresta amazzonica è precaria ed è appesa ad un doppio filo insieme a quello del clima globale. Rammentiamo che essa si  estende su una superficie di 6,7 milioni di km² e rappresenta la  foresta pluviale più grande rimasta sulla Terra. Si estende  sul territorio di ben nove Stati sudamericani. La dimensione più grande  è  individuabile  in Brasile.  Come detto la foresta pluviale  immagazzina da 90 a 140 miliardi di tonnellate di CO2, e la sua continua distruzione porta al rilascio nell’atmosfera di ingenti quantità di questa sostanza, con conseguenze catastrofiche per l’ambiente. I dati forniti sono allarmanti.  negli  ultimi 30 anni  si sarebbe perso  in media una superficie pari a 12.000 km² all’anno, ma in  alcune occasioni si sarebbe  arrivati addirittura a 28.000 km² . Dal  2001 a oggi, un’area compresa tra i 103.079 e i 189.755 km² è stata colpita da incendi, con impatti negativi sull’85% delle specie che vi abitano. Il dramma, quindi, che vive l’intero pianeta è sotto gli occhi di tutti e tutti hanno il dovere di promuovere una coscienza in grado di difender, tutelare  questo prezioso bene comune. Oggi, 5 settembre,  si chiede  alle  comunità  di manifestare, riflettere ma soprattutto agire per  difender e tutelare questo bene comune.