Da Professore a Presidente, l’Eredità di un Uomo che Ha Tracciato il Futuro Economico e Democratico dell’Italia
Il 30 ottobre, giorno in cui Luigi Einaudi concluse la sua vita nel 1961 a Roma, è oggi un’occasione per riflettere sull’impatto di questa figura centrale del liberalismo italiano. Einaudi, economista, politico e sostenitore dei valori democratici, resta un simbolo di integrità e lungimiranza che ha profondamente influenzato l’Italia moderna.
Nato il 24 marzo 1874 a Carrù, in provincia di Cuneo, Luigi Einaudi si laureò in giurisprudenza presso l’Università di Torino, avviando la sua carriera accademica come docente di Scienze delle Finanze nella stessa università, per poi proseguire all’Università Bocconi di Milano. Inizialmente vicino al socialismo, Einaudi si orientò progressivamente verso il liberalismo, portando avanti un pensiero economico e politico che avrebbe segnato profondamente la sua epoca. Nel 1919 fu nominato senatore e, con l’avvento del regime fascista, divenne un fermo sostenitore dello Stato liberale. Firmò il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce, esponendosi in difesa delle libertà democratiche.
Durante l’occupazione tedesca dell’Italia, Einaudi si rifugiò in Svizzera, rientrando in patria alla fine della guerra. Nel gennaio del 1945 fu nominato Governatore della Banca d’Italia e ricoprì in seguito ruoli chiave come Ministro delle Finanze e Vicepresidente del Consiglio nel quarto governo De Gasperi. Nel 1948, venne eletto secondo Presidente della Repubblica, incarico che interpretò come un’opportunità per promuovere i valori di una nuova Italia liberaldemocratica.
La sua visione liberale, che animò le politiche economiche da lui sostenute, sembrò affievolirsi con l’insorgere di nuove sfide sociali negli anni Sessanta, quando il “miracolo economico” iniziava a mostrare i suoi limiti. Tuttavia, molte delle sue idee sono tornate d’attualità negli ultimi decenni: dalla maggiore autonomia delle banche, alla competizione tra scuola pubblica e privata, fino alla cessione di una parte della sovranità nazionale a favore di un’autorità europea comune.
Luigi Einaudi si spense il 30 ottobre 1961 a Roma. Durante la sua presidenza, conferì incarichi a quattro Presidenti del Consiglio: Alcide De Gasperi (1948-1953), Giuseppe Pella (1953-1954), Amintore Fanfani (1954) e Mario Scelba (1954-1955). Nominò anche otto senatori a vita, tra cui Guido Castelnuovo, Trilussa e Luigi Sturzo. Non poté invece nominare alcun giudice della Corte Costituzionale, istituita solo nel 1956, dopo la fine del suo mandato.
“La giustizia non può esistere dove non c’è libertà.” – Luigi Einaudi