Nel 1968 nasceva una realtà senza alcun supporto finanziario, che oggi rappresenta un esempio di sviluppo. Eppure, nonostante gli ingenti contributi disponibili per le fusioni, oggi assistiamo a un paradosso: invece di essere accolte come opportunità, le fusioni tra comuni vengono ostacolate da interessi locali e resistenze politiche. Siamo di fronte a una follia! Non solo non si prende esempio da chi ha saputo valorizzare questa opportunità, ma si continua a contrastarla. È incomprensibile!
Nel 1968, senza incentivi finanziari, nasceva una realtà che oggi è esempio di sviluppo. Eppure, nonostante gli ingenti contributi disponibili, le fusioni tra comuni continuano ad essere ostacolate da interessi locali e resistenze politiche.
Nel 1968 nasceva la Città di Lamezia Terme, una fusione che si realizzò senza l’aiuto di contributi straordinari o incentivi a fondo perduto, strumenti che oggi, al contrario, vengono messi a disposizione dal governo per incentivare la nascita di nuovi comuni unificati. All’epoca, la fusione dei comuni di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia Lamezia fu guidata dalla necessità di una gestione più efficiente delle risorse e del territorio, e non da vantaggi finanziari immediati. Tuttavia, oggi, a distanza di cinquantasei anni, possiamo osservare i frutti di quella scelta, con una città che vanta un aeroporto internazionale, una zona industriale dinamica, un’agricoltura fiorente e una solida economia. Il numero di abitanti si aggira intorno ai 70.000, e Lamezia Terme è ormai uno dei principali centri economici e culturali della Calabria. Oggi, a fronte di leggi che offrono ingenti incentivi economici per le fusioni tra comuni, come i contributi previsti dalla Legge di Stabilità, si assiste purtroppo a una mancanza di progressi in questo ambito. Anzi, le fusioni, soprattutto in aree con comuni attigui e problematiche comuni, vengono non solo ostacolate, ma spesso addirittura avversate. La fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, un’occasione storica per dar vita a una “Città Grande”, rappresenta un’opportunità mancata, una decisione che oggi appare come un errore. Non entriamo nel merito delle diatribe politiche che hanno caratterizzato il dibattito referendario; è giusto rispettare la volontà popolare, anche se la partecipazione è stata bassa e i No hanno prevalso sui Sì. (Fraves)