Indagando il mito della resistenza maschile e i presunti livelli superiori di testosterone nelle epoche passate
Molte persone ritengono che gli uomini del passato fossero più robusti rispetto a quelli di oggi. Questa opinione si basa principalmente sul fatto che, in passato, gli uomini erano sottoposti a lavori fisicamente impegnativi a causa del tipo di società dell’epoca, incentrata principalmente sulle attività agricole e sull’allevamento. Gli uomini lavoravano duramente, ma si nutrivano di cibi genuini, provenienti dal contesto rurale in cui vivevano. Anche le bevande erano semplici, prive di gas e zuccheri aggiunti, e l’anidride carbonica non veniva utilizzata. In sintesi, la vita era più naturale e l’inquinamento non rappresentava un problema rilevante per le comunità, come accade oggi. Secondo alcuni, gli uomini del passato erano più resistenti, anche se sarebbe necessario chiarire cosa si intenda per “resistenza”, che può riferirsi al carattere, alla forza fisica o alla sensibilità. Certamente, l’evoluzione ha influenzato il modo di essere, di esprimersi e di relazionarsi con l’ambiente e, di conseguenza, con gli altri. Passando al tema dei livelli di testosterone, spesso si sostiene che in passato fossero più alti rispetto a oggi, ma questa ipotesi non è supportata da prove scientifiche o da ricerche che la confermino. Tuttavia, uno studio dell’Università di Durham (USA), pubblicato su Nature Ecology and Evolution, suggerisce che i livelli di testosterone siano strettamente legati all’ambiente in cui si cresce. Secondo questo studio, il contesto di sviluppo avrebbe un’influenza maggiore rispetto alla genetica o all’etnia di appartenenza. Ad esempio, chi ha vissuto l’infanzia in condizioni difficili tende ad avere livelli di testosterone più bassi, un ormone cruciale per la salute. La malnutrizione e l’esposizione a infezioni frequenti possono contribuire a ridurre i livelli di testosterone. Un’altra ricerca pubblicata su Endocrine Reviews ha evidenziato che i livelli di testosterone possono essere influenzati anche da fattori come lo stile di vita, lo stress e la qualità del sonno. Studi recenti suggeriscono che l’inquinamento ambientale, in particolare l’esposizione a sostanze chimiche chiamate interferenti endocrini, potrebbe ridurre la produzione di testosterone negli uomini. Inoltre, una dieta povera di nutrienti essenziali e un’elevata assunzione di grassi saturi sono stati associati a un calo dei livelli di testosterone. Questi studi indicano chiaramente che i livelli di testosterone sono il risultato di una complessa interazione tra genetica, ambiente, stile di vita e altri fattori esterni. Vi è da aggiungere, comunque, che l’interesse scientifico per il testosterone è relativamente recente nella storia della medicina. Il testosterone è stato isolato e identificato per la prima volta nel 1935 da un gruppo di ricercatori tra cui il chimico tedesco Adolf Butenandt e il medico svizzero Leopold Ruzicka, che hanno lavorato separatamente. Entrambi hanno ricevuto il Premio Nobel per la Chimica nel 1939 per le loro ricerche sugli ormoni sessuali, tra cui il testosterone. La prima analisi e isolamento del testosterone sono avvenuti attraverso un processo di estrazione e purificazione dai testicoli di animali, in particolare dai tori. I ricercatori hanno trattato grandi quantità di tessuto testicolare con solventi chimici per estrarre e isolare la sostanza attiva, che è stata poi identificata come testosterone, un ormone steroideo responsabile dello sviluppo delle caratteristiche sessuali maschili. Questo evento ha segnato l’inizio di una nuova era nella comprensione degli ormoni sessuali maschili e ha aperto la strada a numerose ricerche sul ruolo del testosterone nella fisiologia umana, inclusi gli effetti sul comportamento, sulla forza fisica e sulla salute generale. Da allora, il testosterone è stato oggetto di ampi studi, diventando uno degli ormoni più studiati e compresi in endocrinologia.
La Durezza Maschile: Mito del Passato e Riflessione sul Presente. Dal punto di vista sociologico, l’idea che gli uomini del passato fossero “più duri” rispetto a quelli di oggi è profondamente intrecciata con concetti culturali di mascolinità e con il modo in cui la società ha storicamente costruito l’identità di genere maschile.
In molte culture, la durezza fisica e mentale è stata a lungo considerata una caratteristica essenziale dell’essere uomo. L’attenzione era rivolta più al muscolo, alla forza fisica, importante per ottenere risultati positivi nello scontro. Prevaleva l’idea del guerriero, del soldato, rispetto alla competenza professionale, emotiva, sociale. Questa concezione si è radicata in un contesto in cui la sopravvivenza dipendeva spesso dalla forza fisica e dalla capacità di resistere alle avversità, specialmente in società agricole o preindustriali. Il lavoro nei campi, la caccia, la protezione della famiglia e la partecipazione a conflitti armati erano attività che richiedevano una resistenza fisica significativa e venivano idealizzate come tratti virili.
Il testosterone, in questo contesto, è spesso simbolicamente legato a queste qualità di resistenza e forza, poiché è l’ormone associato allo sviluppo delle caratteristiche sessuali maschili e a comportamenti competitivi e aggressivi. Tuttavia, questa associazione ha contribuito a creare uno stereotipo della mascolinità basato sulla forza fisica e sulla capacità di dominare l’ambiente, stereotipo che, a sua volta, ha influenzato le aspettative sociali sugli uomini.
Nella società moderna, però, il concetto di “durezza” si è evoluto. La globalizzazione, l’urbanizzazione e il cambiamento delle dinamiche lavorative hanno ridotto la necessità di una forza fisica estrema per la sopravvivenza quotidiana. Le competenze intellettuali, emotive e sociali sono diventate altrettanto, se non più, importanti per il successo personale e professionale. Questo cambiamento ha portato a una ridefinizione della mascolinità, in cui la durezza non è più solo associata alla forza fisica, ma anche alla resilienza psicologica, all’empatia e alla capacità di adattamento.
Dal punto di vista sociologico, quindi, il mito della “durezza” degli uomini del passato può essere visto come una costruzione sociale che rifletteva le esigenze e i valori di un’epoca specifica. La percezione che i livelli di testosterone fossero più alti in passato e che questo fosse direttamente correlato a una maggiore durezza è una semplificazione che non tiene conto della complessità delle influenze culturali e sociali sulla definizione di mascolinità.
Oggi, la sfida è quella di riconciliare questi cambiamenti con le aspettative sociali ancora esistenti, offrendo modelli di mascolinità che non si basano esclusivamente su stereotipi di forza fisica, ma che includano anche altre forme di “durezza”, come la capacità di affrontare le difficoltà emotive, di essere vulnerabili e di costruire relazioni significative.(Fg)