Home Attualità “Il tatto è il senso più pieno, che ci mette la realtà...

“Il tatto è il senso più pieno, che ci mette la realtà nel cuore.” La funzione delle quattro “T” e le riflessioni di Francesco Garofalo

141

“Manca il toccare le miserie”. “E il toccare ci porta all’eroicità”.  E ancora “il tatto è il senso più pieno, che ci mette la realtà nel cuore.”  Prendo spunto da questa riflessione  di  Papa Francesco  sull’indifferenza del nostro tempo, effettuata  nel corso dell’intervista concessa a Fabio Fazio nella trasmissione ” Che tempo che fa”,  per riprendere un tema che ho trattato più volte sull’importanza che riveste il tatto nella  relazione quotidiana tra le persone e il mondo esterno.  Un tema questo ripreso nel mio  libro  pubblicato circa venti anni addietro ” Il Buon Pensiero”-  La ricetta socio- naturalistica per vivere bene con se stessi e con gli altri”, per la casa editrice ” Atlantide Edizioni”, tema  ripreso, peraltro,  in diversi articoli pubblicati on line e su altre  testate giornalistiche, inerenti i linguaggi verbali e non verbali nel contesto della società contemporanea.  Da allora mettevo in evidenza come  il “tatto, il toccare, il trasmettere e il trovare” avvenga tramite la pelle che costituisce non solo la struttura protettiva delle parti interne dell’organismo , ma attraverso questo organo  l’individuo riesce a  percepire e trasmettere calore,  comprendere  il “ruvido” dal “liscio”. Consente  di riconoscere  le qualità di un oggetto o di una persona, rivelandoci le caratteristiche fisiche del mondo viciniore.  Attraverso queste   “quattro T” ( tatto, toccare, trasmettere e trovare) ,  la pelle esprime la sua potenza sensoriale. Non a caso il toccare che si esprime attraverso questo organo   è  reputato ” madre dei sensi”.

Le parole di Papa Francesco espresse “sull’indifferenza” e sul tatto,   hanno, quindi,  veicolato la mia mente verso quelle pagine scritte in un luogo  a me tanto caro per la meditazione e la contemplazione:   la Sila  ed in modo particolare ” Lorica”,  ambiente ideale per “parlare con se stesso”, per confessarsi e comprendere il vero significato della vita.    Un ventennio addietro, quindi,  mettevo in rilievo come  il senso tattile implichi l’assenza della distanza e nel quadro di questa visione mettevo in rilievo come la cultura che si stava facendo strada nella società contemporanea moderna, purtroppo, non avrebbe  agevolato ” la vicinanza” allontanando sempre di più  la vicinanza tra le persone.  In una  cultura  dove si  privilegia l’immagine e lo sguardo gli altri sensi, come il tatto, vengono continuamente  repressi, trascurati perchè ritenuti invadenti. L’uomo- sottolineavo- pur avendo ridotto le distanze con i propri simili, avverte comunque, la mancanza di calore che caratterizzava le società  passate: i contatti umani sono in decremento e non solo  per la Pandemia da Covid 19 che ha indotto l’uomo  ad allontanare il proprio simile  per  evitare la diffusione del Virus. Certamente la distanza fisica imposta dalle norme e dal buon senso hanno contribuito a reprimere il tatto, ma il fenomeno, inteso come allontanamento sociale nasce prima della Pandemia che ha imposto, invece, la distanza fisica. L’argomento si inquadra nell’ambito della comunicazione verbale e non verbale, si annovera nell’ambito dei costumi,  negli stili di vita che si sono affermati negli anni che hanno inibito i gesti ravvicinati, privilegiando linguaggi  a portata di vista.

Parlare o semplicemente  soffermarsi  a riflettere  sul significato che assumono alcuni gesti nell’ambito della comunicazione non verbale come l’abbraccio, il bacio, la stretta di mano o una semplice pacca sulle spalle,  significa oggi oltraggiare   le norme sociali  condivise e praticate per allontanare lo spettro del contagio e contenere la diffusione del Covid-19  a cui  viene  attribuita la responsabilità di aver inibito e represso i gesti più intimi che caratterizzano ovvero che hanno caratterizzato fino a due anni addietro, prima cioè dell’avvento della pandemia,  le relazioni interpersonali delle diverse comunità, prima  cioè  che si affermassero le paure  e le angosce collettive.  Parlare di bacio  diventa anacronistico cosi come diventa anacronistico discutere di qualsiasi gesto  che produce  contatto fisico: inibito e represso in nome della prevenzione e del contenimento della pandemia da Covid-19.  La storia insegna che  per qualsiasi   pandemia  esiste   un inizio e una fine e  la sua durata  varia in base ai mutamenti del virus, al comportamento sociale, alle risposte che fornisce la scienza ( vaccini per prevenire, farmaci per curare..) e  a scelte di natura politico. istituzionali adottate a livello locale, nazionale e internazionale.  La pandemia finirà ma  la sua conclusione non comporterà un automatico ritorno alla “normalità” nei rapporti interpersonali. La comunicazione non verbale che contempla anche  quella intima  in cui lo scambio comunicativo tra gli interlocutori  avviene  a distanza ravvicinata, per riconquistare e riappropriarsi  della sua natura costitutiva, necessita di tempo e di costruzione sociale per uscire da queste forme di “infermità” che riguardano  “l’anima” e lo spirito”. I punti per il tatto e la pressione sappiamo si aggirano intorno ai 600.000 in tutto il corpo e si individuano soprattutto nelle dita, nelle labbra e nella lingua. I punti in cui si registra la sensibilità terminale sono circa 210.000, mentre quelli per il freddo sono molto più numerosi. I punti per il dolore sono in media 170 per cmq di pelle.  Conservano lo scopo di segnalare i pericoli  dell’organismo e sono sensibilissimi agli stimoli. Curare quindi la pelle significa salvaguardare  le relazioni con il mondo esterno e interno, significa rispettare se stesso e gli altri. Il tatto è il senso più completo- ci ha ricorda il santo Padre. Grazie Papa Francesco per  questa riflessione  e per aver dato l’opportunità di ritornare su un argomento sociale che sta a cuore alla nostra testata giornalistica e al suo direttore,  promotore  della scuola del ” Buon Pensiero” e del benessere individuale e collettivo che passa anche  attraverso il buon uso dei sensi e dalla codificazione dei linguaggi non verbali.

Il prossimo articolo sarà dedicato al valore delle coccole, affrontato a pagina  ottanta  del ” Buon Pensiero”,  ritenute la  dimostrazione fisica d’affetto più significativa in quanto comunicano intimità, amore e rendono felici, favorendo   il rilascio di un ormone che riduce lo stress e l’ansia, migliorando di conseguenza l’umore. E di questi tempi di deprivazioni sensoriali ed emotive, tutti o quasi,  avvertano la necessità di fruire e di offrire, con maggiore intensità  emotiva,  coccole e carezze (FG)