Il pensiero “covidizzato”, infetta la relazione sociale, sessuale ed emotiva di Francesco Garofalo
Il pensiero “covidizzato”. La pandemia fa paura e nuoce gravemente alla salute relazionale. Quando entra a far parte delle cellule umane apre un calvario fisico e mentale dagli esiti imprevedibili. Le testimonianze raccontate da chi è riuscito a cavarsela dopo aver vissuto l’esperienza del casco e della terapia intensiva sono veramente drammatiche.
Non è un agente infettivo semplice: può scatenare una malattia sistemica che diventa grave, compromettendo i vari organi e apparati con esiti infausti. Ma la pandemia da Covid-19, come tutte le pandemie, agisce e arreca danni al di fuori delle cellule, agisce e condiziona i processi relazionali e cognitivi.
La Pandemia rappresenta un evento estremamente stressante che mette sotto pressione le capacità di tolleranza e di resistenza, in quanto non prevedibili, non visibili, non osservabili se non tramite i suoi esiti devastanti.
La crisi economica, il rallentamento della produzione e il blocco di molte attività produttive hanno ulteriormente incentivato la pressione psicologica e sociale, accrescendo insicurezza e disadattamento sociale.
Alla ricerca scientifica abbiamo affidato le speranze di combattere il virus ma anche di abbattere la paura, lo stress e il pensiero “covidizzato” che ha annullato l’immaginazione e reso opaca la prospettiva verso il futuro.
Il Covid-19 si è impossessato della nostra mente, agendo sui processi relazionali e sulla formazione del pensiero. La comunicazione pubblica e privata è stata ed è talmente pressante, continua e costante che ha reso l’individuo prigioniero delle sue libere azioni, inibendo impulsi, piaceri ed emozioni positive. Il pensiero e le emozioni si sono talmente “covidizzate” che si manifestano anche nei rapporti intimi di moltissime coppie.
Le interazioni sociali ovvero la relazione di tipo cooperativistico che contraddistingue la moderna società (ciascun individuo, rispetto a ieri, è sempre più strettamente legato all’altro) è entrata in crisi e il distanziamento fisico imposto dalle norme comportamentali hanno ulteriormente allontanato l’altro, visto come una minaccia per la propria salute e per quella dei propri cari.
Il vaccino potrebbe compiere il miracolo, bonificare la relazione tra individui, sanificare la mente, “decovidizzare” il pensiero infettato dal virus.
Anche i nuovi farmaci annunciati e frutto della ricerca scientifica, andranno ad incidere sul ritorno verso la “normalità” e verso le modalità di osservare il mondo, di rivivere le emozioni senza essere dominati e condizionati dalla paura di essere contaminati.
Il fatto di poter essere sottoposti alla vaccinazione disporrebbe l’altro vaccinato a creare una condizione mentale per lasciarsi nuovamente andare, sia nella relazione sociale che in quella dell’intimità affettiva.
La campagna di prevenzione, la vaccinazione di massa annunciata e programmata per l’inizio del nuovo anno, andrebbero ad incidere favorevolmente sulle attività legate alla sfera sessuale, all’amore, all’immaginazione, al “buon pensiero” e all’ozio creativo, antidoti per combattere il super stress accumulato in questo lungo periodo dominato dalla paura e dalle angosce.
L’annuncio del vaccino potrebbe essere un incentivo per ritrovare un rinnovato equilibrio di quella sessualità consumata nelle relazioni non consolidate dall’esperienza e dal tempo.
Il Covid-19 non avrebbe inciso, in modo rilevante, tanto sull’abbattimento degli impulsi ma avrebbe segnato i rapporti affettivi, in modo particolare tra quei rapporti definiti occasionali: la paura di essere infettati e contrarre la malattia ha abbassato i livelli di questo tipo di relazione affettivp-occasionale. L’arrivo del vaccino, la presenza di nuovi e più efficaci farmaci introdotti nel servizio sanitario, aiuteranno molto ad abbattere i traumi, gli urti ed i dolori fisici e mentali accumulati durante l’arco di questi mesi compresi nel 2020, restituendo alle emozioni positive ciò che la pandemia ha tolto .