Il governo Conte è in parte fuori pericolo da crisi e cadute. Il risultato fornito dalle urne in Emilia Romagna fornisce ossigeno e argomenti alla maggioranza PD e M5S di sostenere la precaria formula che sorregge le sorti del governo centrale. Otto punti di distacco tra il candidato del centro sinistra e la candidata del centrodestra in Emilia non sono pochi ne tantomeno sembra essere utile la catastrofe subita dal Movimento 5 stelle in Calabria e dal centro sinistra, per far rivedere alla maggioranza che regge le sorti del governo centrale, posizioni e strategie imminenti.
Il Presidente del Consiglio Conte può tirare un sospiro di sollievo ma il risultato conseguito apre una serie di questioni politiche che non lasciano respirare sereni i dirigenti dei penta stellati, costretti a subire una cocente risposta da parte degli elettori che hanno riversato su altre formazioni politiche, tanti di quei consensi fino a dissanguare e rendere talmente anemico il Movimento da mettere in dubbio perfino la sopravvivenza e l’unità stessa.
Cosa accadrà o potrebbe capitare a breve scadenza all’interno del panorama politico governativo? L’attuale coalizione tenterà di rilanciare la sua azione individuando scelte che possano incidere positivamente nei rispettivi spazi di riferimento sociale ma lungo il percorso incontrerà ardui ostacoli da superare tra cui la questione legata alla politica estera, al problema della prescrizione, alla revoca delle concessioni autostrade, a quota cento, al reddito di cittadinanza…., problemi ai quali si affaccia, per molti, l’opportunità di rivedere gli equilibri raggiunti che andrebbero rivisitati e adeguati alle novità e al peso elettorale ricevuto dagli elettori. Il peso politico di cinque stelle non potrà essere identico a quello di qualche giorno addietro e tutto questo non potrà che incidere sulle centinaia di nomine che la maggioranza dovrà affrontare a breve scadenza. Lo scoglio sulle nomine sarà superato come saranno superate le altre difficoltà che il governo incontrerà sul suo difficile cammino. Perché a tenere saldo la coalizione PD-M5S non sarà il progetto politico che manca ma soprattutto il potere acquisito, che se pur precario è meglio esercitare che affidare ad altri.
Andare alle elezioni conviene al centro destra ma non certamente ad un Movimento cinque stelle che sta attraversando una profondità crisi di identità tale da minacciare la sua stessa unità se non la deflagrazione i cui pezzi finiranno di trovare ospitalità in altre identità, lasciando ai puri e nudi pentastellati il compito di ricostruire un tessuto lacerato da divisioni, polemiche e differenze di vedute. Non è fantapolitica ipotizzare una irreversibile spaccatura che non andrà ad incidere sulla tenuta del governo ma solo a rendere più visibile le differenze di posizioni, di accentuare le diversità sul modo di affrontare e risolvere i problemi del Paese. In attesa che venga approvato la riforma elettorale, una delle tante altre approvate in questi anni, da cucire in base alle esigenze attuali che come l’esperienza dimostra gli effetti ipotizzati e sperati non arriveranno. Si continuerà a lavorare per cercare ogni giorno un accordo fondato su concessioni reciproche utili per tirare a campare. Il filo potrebbe spezzarsi in presenza di fatti politicamente eclatanti su cui diventa impossibile individuare un punto di equilibrio politico su cui convergere e riconoscersi.
Ricordiamo sempre la famosa frase pronunciata dal Presidente Giulio Andreotti alla richiesta avanzata da Ciriaco de Mita anche Lui DC, secondo cui sarebbe stato “‘ meglio andare alle elezioni anticipate che tirare a campare’. Quella di De Mita – disse Giulio Andreotti è’ una bella frase d’ effetto romanesca- Comunque- ribatté – “e’ meglio tirare a campare che tirare le cuoia’.
Perle di saggezza che hanno un valore inestimabile in questo clima e moderno momento politico! (La redazione)