Hanno ancora senso le “gite” scolastiche organizzate al dì fuori del contesto regionale e riservate agli alunni della scuola primaria e della secondaria di primo grado?
Senz’ altro la crisi economica che ha colpito il nostro Paese ha messo in difficoltà molti genitori nel reperire le risorse necessarie per garantire al proprio figlio la partecipazione alle iniziative ex scolastiche, sviluppate all’esterno della scuola. Sono in molti a “stringere la cinghia”, come suol dirsi dalle nostre parti, pur di assicurare ai propri figli la possibilità di prendere parte alle iniziative, seppur ritenute dispendiose, proposte annualmente dalla scuola. Diverse famiglie, purtroppo, non riescono a reperire le somme necessarie, costringendo di fatto i propri figli a vivere una situazione di frustrazione, di forte disagio emotivo che si riscontra dalla cinesica e dal comportamento di forte imbarazzo manifestato in classe per l’impedimento ricevuto. Le sofferenze si colgono anche quando alcuni alunni consegnano al docente il foglietto e le somme stabilite per fruire della gita. In loro si rivela lo stato emotivo determinato dai sacrifici economici, delle rinunce che le famiglie hanno dovuto sopportate per non deludere le aspettative o renderli diversi dagli altri attraverso la rinuncia. Perché, si sa, le gite costano. E più ci si allontana dal territorio più aumentano i costi ed i disagi. Più aumentano i costi e più le famiglie disagiate sono sottoposte a maggiori sacrifici. Discriminare chi non detiene la possibilità economica è davvero doloroso e per molti aspetti disumano.
Vale la pena, quindi, promuovere uscite dispendiose, fuori dal contesto regionale, limitate a pochi giorni e molte ore da trascorrere di notte sul treno e su altri mezzi di trasporto? Vale la pena spendere miglia di euro annui per concretizzare viaggi lunghi, se poi le aule delle scuole sono prive di sussidi, strumenti e moderni servizi utili ad agevolare l’apprendimento, le conoscenze, i saperi e la sicurezza in generale? Sono domande legittime che non tolgono valore alle gite scolastiche sempreché vengano promosse, organizzate al fine di incentivare, in primo luogo, il valore delle persone e delle famiglie; se vengono sorrette da percorsi pedagogici adeguati all’età, allo sviluppo cognitivo ed ai bisogni educativi degli alunni e se risultano giudiziosamente collegate alle unità di apprendimento sviluppate durante le attività scolastiche.
Cosa deve fare quindi una “buona scuola”? Eliminare del tutto le gite scolastiche sostituendole con altre iniziative altrettanto utili e intelligenti?
Come sempre, comunque, la verità sta in mezzo. Si possono scegliere itinerari vicini, meno costosi, riducendo i disagi e incrementando il tempo per poter visitare luoghi, opifici, musei ect. della nostra terra di Calabria e del nostro Meridione che conservano bellezze inestimabili ancora sconosciute a molti bislacchi insegnanti e Dirigenti, soventi amanti dell’arte disgiunta dalla nostra cultura e dai valori espressi dai nostri ambienti naturali. Educare i bambini, gli alunni ad osservare le piccole cose partendo dalle nostre realtà è, ad avviso dello scrivente, il prerequisito necessario per raggiungere in futuro, altri luoghi, altre realtà che non sono affatto inferiori per bellezze e scenari al nostro sconosciuto territorio, ben custodito nei cuori dei poeti e di quanti amano le coreografie naturalistiche, la storia e la bellezza in generale ( Francesco Garofalo).