Il 7 ottobre si riflette sull’importanza di un’occupazione equa e sicura, mentre cresce l’urgenza di regolare il lavoro nelle piattaforme digitali.
Lunedì 7 ottobre si celebra la Giornata Mondiale per il Lavoro Dignitoso, promossa dall’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di giustizia sociale e tutela dei diritti umani. Il concetto di “lavoro dignitoso” si è evoluto nel tempo, affermandosi come la convinzione che solo un’occupazione che rispetta la dignità della persona può dare un volto umano al lavoro e garantire stabilità non solo all’individuo, ma anche alla sua comunità. Si tratta di un lavoro che consente di vivere in maniera decorosa, senza precarietà e con tutele adeguate. Oggi, tuttavia, la realtà globale del lavoro è ben lontana da questo ideale. Si stima che circa il 70% dei lavoratori nel mondo operi senza un contratto regolare, senza protezione sociale e senza garanzie occupazionali. Inoltre, la metà dei lavoratori è retribuita con meno di due dollari l’ora. Questa condizione di vulnerabilità, unita a disuguaglianze e discriminazioni sul posto di lavoro, ha spinto l’OIL a lanciare nel 2007 una campagna globale a favore del lavoro dignitoso, e da allora, il movimento sindacale ha istituito il 7 ottobre come la giornata mondiale dedicata a questo tema, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti fondamentali dei lavoratori e promuovere un’occupazione sostenibile.
IL lavoro dignitoso non si riduce solo a un contratto, ma rappresenta il diritto ad avere condizioni di lavoro che rispettino i diritti essenziali dei lavoratori in tutto il mondo: salari equi, sicurezza sul lavoro, congedi di malattia retribuiti, possibilità di rappresentanza sindacale e una rete di welfare che protegga nei momenti di difficoltà, come le crisi economiche. In questo contesto, la Giornata Mondiale del Lavoro Dignitoso assume un significato ancora più profondo nell’attuale scenario economico globale, dove milioni di persone vivono e lavorano in condizioni di insicurezza e sfruttamento.
In particolare, quest’anno, la CES (Confederazione Europea dei Sindacati) pone l’attenzione sulle condizioni di lavoro nelle piattaforme digitali, una questione sempre più urgente a livello europeo. La CES chiede alla Commissione Europea di introdurre una direttiva che regoli il lavoro su piattaforma, un settore caratterizzato da una “giungla” normativa, dove molti lavoratori sono ingiustamente classificati come autonomi, senza le tutele di un rapporto subordinato.