La celebrazione della diversità linguistica dei sordi e la lotta per i loro diritti, dalle prime scuole del 18° secolo al riconoscimento globale odierno.
La Giornata Internazionale delle Lingue dei Segni, istituita nel 2017 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha l’obiettivo di sensibilizzare e promuovere i diritti delle persone sorde in tutto il mondo. Viene celebrata il 23 settembre di ogni anno e questa data coincide con la fondazione della Federazione Mondiale dei Sordi (WFD), organizzazione che, nel corso degli anni, ha favorito la nascita di un movimento globale dedicato alla tutela dei diritti e della dignità delle persone sorde. La ricorrenza annuale mira non solo a difendere i diritti umani dei sordi, ma anche a valorizzare la ricchezza culturale e linguistica che le loro comunità rappresentano.
Le lingue dei segni non sono mere traduzioni gestuali dei linguaggi parlati, ma vere e proprie lingue naturali con una complessità e una struttura proprie. Nel nostro Paese la Lingua dei segni viene contrassegnata dall’acronimo LIS, Lingua Italiana dei segni, a significare che ha una sua peculiarità anche territoriale. Infatti in tutto il mondo ne esistono circa 300 diverse e ciascuna unica nel suo genere. Un accesso precoce a queste lingue è essenziale per il pieno sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo dei bambini sordi, poiché facilita una partecipazione più attiva nella società.
La storia dell’integrazione delle persone sorde, con deficit uditivo, ha radici profonde. Già nel 18° secolo, pionieri come l’Abbé de l’Épée fondarono le prime scuole per sordi, introducendo l’uso della lingua dei segni in ambito educativo. Questo approccio ha posto le basi per un maggiore riconoscimento delle lingue dei segni come elementi fondamentali della diversità culturale e linguistica. Oggi, è cruciale che le comunità dei sordi vengano coinvolte direttamente nella creazione delle politiche e delle normative che li riguardano, affinché i loro diritti e bisogni siano pienamente rispettati.