L’11 ottobre, Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze: un impegno globale contro violenze e discriminazioni
L’11 ottobre è una data significativa, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2011 come Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze. E’ stata istituita per riconoscere i diritti delle giovani donne e per attirare l’attenzione sulle sfide specifiche che affrontano in tutto il mondo. È un invito a riflettere sulle disuguaglianze che bambine e ragazze subiscono, spesso vittime di violenze, abusi e discriminazioni. Le conseguenze di questa disuguaglianza sono gravi e si manifestano in vari ambiti della loro vita: dall’accesso limitato all’istruzione e alla sanità, alla mancanza di diritti fondamentali, fino alle più estreme forme di violenza come lo sfruttamento sessuale, i matrimoni precoci e le gravidanze in età adolescenziale. Purtroppo, questi fenomeni spesso sono accompagnati da elevati tassi di mortalità.
I dati sono allarmanti: una ragazza su quattro, tra i 15 e i 19 anni, che vive una relazione sentimentale, ha subito violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita. Oltre 15 milioni di adolescenti sono state costrette a rapporti sessuali contro la loro volontà e spesso gli aggressori sono mariti, partner o fidanzati. Inoltre, il 52% delle ragazze e giovani donne ha subito abusi online, evidenziando come il fenomeno della violenza si estenda anche al mondo digitale. Già a partire dagli 8 anni, alcune bambine sono vittime di abusi tramite internet.
Anche in Italia la situazione non è meno preoccupante. Secondo i dati raccolti da Terre des Hommes nel Dossier indifesa, il 65% dei minori vittime di reato sono femmine: nel 2020, 3.762 bambine e ragazze hanno subito violenze e maltrattamenti, con un picco dell’89% per i casi di violenza sessuale aggravata. Questi numeri mettono in luce una drammatica realtà che spesso rimane invisibile, ma che merita di essere affrontata con urgenza.
Contrastare la violenza di genere è diventato un imperativo, e occorre agire su più fronti: promuovere una cultura del rispetto e dell’uguaglianza, sensibilizzare la società attraverso campagne educative, sviluppare una maggiore consapevolezza su relazioni non violente e valorizzare le differenze tra individui. Tutto ciò deve essere fatto a livello globale, creando spazi di confronto e cooperazione per costruire una società più giusta e inclusiva.
In questo contesto, l’Obiettivo 5 dell’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile 2030 gioca un ruolo cruciale. Esso si propone di garantire a tutte le bambine, ragazze e donne pari diritti all’istruzione, alle cure sanitarie, al lavoro e alla rappresentanza politica, ponendo fine a ogni forma di discriminazione e violenza di genere. Un impegno globale che, tuttavia, richiede azioni concrete e un cambiamento culturale profondo.
Una delle frasi più incisive che rappresentano questo impegno è quella dell’attivista Audre Lorde: “Non sarò libera finché ogni bambina non sarà libera, finché ogni ragazza non sarà libera, finché ogni donna non sarà libera, anche se le sue catene sono molto diverse dalle mie”. Questa riflessione ci invita a considerare la lotta per i diritti delle donne e delle bambine come una lotta collettiva e interconnessa. Non possiamo parlare di libertà se anche una sola persona continua a vivere in catene.
In questo senso, sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi diventa fondamentale. È necessario educare le nuove generazioni al rispetto reciproco, alla parità di genere e alla non violenza, partendo dalle scuole e dalle famiglie. Le istituzioni devono fare la loro parte, promuovendo politiche di prevenzione e tutela, ma anche la società civile e i media hanno un ruolo cruciale nel diffondere consapevolezza e informazione.
Ogni 11 ottobre, questa Giornata Mondiale ci ricorda quanto ancora c’è da fare per garantire a tutte le bambine e le ragazze del mondo un futuro libero da violenze, discriminazioni e ingiustizie. Un futuro in cui ogni donna possa sviluppare pienamente il proprio potenziale, contribuendo al benessere collettivo e alla creazione di una società più equa e solidale ( La redazione)