L’ex presidente del Consiglio regionale, coinvolto nell’inchiesta del 2020 e poi assolto, dichiara: «La Procura ha rinunciato al ricorso in Cassazione, ma restano le conseguenze di una carriera politica basata sul voto libero e onesto.
«1385 giorni e quattro sentenze con un unico verdetto: il fatto non sussiste. È servito tutto questo per porre fine a un incubo che ha stravolto la mia vita e per chiarire definitivamente che le accusecontro di me erano infondate.» Così Domenico Tallini, ex presidente del Consiglio regionale della Calabria, coinvolto nell’inchiesta Farmabusiness del 2020 con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso, assolto in Appello nel novembre 2023.
«Dal 10 settembre la mia assoluzione è definitiva, poiché la Procura ha rinunciato al ricorso in Cassazione.» Tallini racconta: «L’incubo iniziò il 18 novembre 2020, quando fui arrestato senza aver commesso alcun reato. Sono stati 1385 giorni difficili, ma non ho mai perso la fiducia nella vera Giustizia, quella che non cerca visibilità mediatica. Tutte le accuse sono state smontate dai giudici, dal tribunale del riesame fino alla Corte d’Appello, che mi ha assolto con la formula più ampia: il fatto non sussiste.»
Tallini ringrazia i suoi avvocati Ioppoli, Zimatore e Petitto, «che hanno dimostrato la mia innocenza e la mia lontananza dai gruppi criminali». Ma aggiunge: «Di questi 1385 giorni restano le macerie e le ferite che la mia famiglia ha subito ingiustamente.»
Infine, parla della sua carriera politica: «Resta il danno a una carriera politica costruita sul voto libero e onesto. Spero che il mio caso faccia riflettere tutti. Se posso ancora credere nella Giustizia lo devo a magistrati imparziali, ai miei avvocati, alla mia famiglia e agli amici che non hanno mai smesso di credere in me.»