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Domenica 6 febbraio 2022. Ricorre la giornata mondiale della “tolleranza zero” contro le mutilazioni genitali femminili (MGF). I casi in Italia e l’allarme dell’Unicef: “Casi in aumento”. L’impegno di Fiorella Mannoia: “Mai più bambine tagliate”
Il 6 febbraio 2022 si celebra la Giornata mondiale della “tolleranza zero” contro le mutilazioni genitali femminili (MGF).
Le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) riguardano tutti quei procedimenti che coinvolgono la rimozione, totale o parziale, degli organi genitali femminili esterni. Numerose sono le complicazioni, a breve e lungo termine, che si riversano sulla salute di coloro che sono soggette a questa usanza di cultura e non certamente sanitaria. Tra le peggiori conseguenze vi è la morte. Sebbene le MGF siano riconosciute a livello internazionale come una violazione estrema dei diritti e dell’integrità delle donne e delle ragazze, si stima che circa 68 milioni di ragazze in tutto il mondo rischiano di subire questa pratica prima del 2030.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), si stima che nel mondo circa 200 milioni di donne e ragazze abbiano subito mutilazioni genitali e, purtroppo anche quest’anno, sono a rischio circa 3 milioni di bambine. Questa orrenda pratica è diffusa presso gruppi ed etnie dei Paesi dell’Africa sub sahariana e della penisola arabica, ma è attuata altresì in Asia, America Latina, Europa. Per effetto dell’immigrazione, questo triste fenomeno si registra, purtroppo, anche nel nostro Paese.
Bisognerebbe iniziare a parlarne, per fare capire a tutti che è una violenza”. A parlare è J., una donna nigeriana di 52 anni, – (testimonianza riportata nel sito della ASL di Ferrara) – che ha subito una mutilazione genitale da bambina, quando abitava ancora in Nigeria. È una delle tante donne sottoposte a questa pratica, dannosa e pericolosa, ancora diffusa principalmente in Africa e Medio Oriente per motivi culturali. “La visita ginecologica è più complessa e dolorosa, quindi bisogna seguire particolari indicazioni per garantire l’assistenza sanitaria e metterle a proprio agio – spiega Doina Nedea, ostetrica in servizio al consultorio di via Boschetto a Ferrara -. Il primo passo è accertare il tipo di mutilazione o infibulazione subita, il grado di consapevolezza che la donna ha riguardo alla MGF e la presenza di qualsiasi problema e conseguenza di natura psicologica, sessuale e fisica”.
Molte donne non sanno di essere state mutilate perché erano troppo piccole e quindi non ricordano– racconta ancora Nedea -. Chi è stata ‘operata’ da adolescente, ‘compensa’ il trauma con la grande festa che viene organizzata subito dopo, per ricevere regali e celebrare l’entrata in comunità. È la loro cultura, si dà per scontato che sia una cosa normale”.
È invece una pratica pericolosa, invasiva, aggressiva e dolorosa che porta a gravi complicanze durante i rapporti sessuali e durante la gravidanza e il parto. “Le ostetriche seguono le linee guida nazionali e regionali sui comportamenti da tenere durante la visita, con grande attenzione anche alla componente umana – sottolinea l’ostetrica -. Compresa l’attività di educazione e sensibilizzazione per informare sulle leggi italiane ed evitare che le madri mandino le proprie figlie nel paese d’origine per fare questo intervento dato che nei paesi europei è illegale”.
In una società globalizzata, di continui spostamenti di gruppi da Paese all’altro, si è consapevoli che questa pratica venga praticata a livello universale, ponendo a rischio la salute fisica e psichica delle giovanissime vittime. La Pandemia e le sue conseguenze sociali, hanno minato i progressi finora ottenuti dalle varie organizzazioni che, comunque, anche durante questa fase di emergenza sanitaria, hanno continuato a svolgere azioni di sensibilità, favorendo la solidarietà tra le donne e uomini, necessarie per vincere questa battaglia che rappresenta una battaglia di civiltà, di sensibilità e di rispetto dei diritti inviolabili delle bambine.