Dipendenti da Coronavirus. Non esiste momento della giornata in cui l’argomento Coronavirus non sia presente: si rende visibile dappertutto, in casa, in auto,in strada. Ci accompagna ovunque. E’ sempre al nostro fianco, nella nostra mente e nel nostro pensare. E’ un fenomeno totalizzante del nostro vissuto quotidiano. Ha conquistato le parti migliori del nostro cervello, stimolando continuamente il complesso nucleare situato nella parte dorsomediale del lobo temporale del cervello che gestisce le emozioni e in particolar modo la paura.
Anche quando non si rende visibile attraverso la parola, attraverso la comunicazione verbale, esso si manifesta sotto altre forme emozionali non verbali: postura, mimica facciale, trepidazione, indecisione, preoccupazione.. . Si materializza nelle difficoltà relazionali e sociali, se pur ridotte all’indispensabile. Si manifesta,perfino, durante il sonno o attraverso l’insonnia. Il coronavirus disturba. Non è un compagno, un amico che sprona benessere. E’ insidioso, induce sofferenze e decessi, ma è anche un esperto provocatore anche se l’individuo si rifugia e vive sotto una campana di vetro. Il suo potere di penetrazione è straordinario. Penetra dappertutto perché è entrato in modo dirompente nel nostro apparato cognitivo, nel nostro pensare quotidiano.
Il pensiero in sé non è un problema! È l’attenzione che viene data al contenuto del pensiero stesso invece che potrebbe esserlo. In media si dice che l’individuo arrivi ad avere mille pensieri in un unico giorno. Di questi mille pensieri, nel periodo in cui viviamo, la stragrande maggioranza risulta occupata dal Coronavirus: l’argomento in tutte le sue sfaccettature diventa intrusivo, emerge inconsapevolmente anche senza motivazione plausibile. E’ uno scatto mentale inconscio che prende il sopravvento senza essere richiesto.
Questo perché, da ormai quasi un anno, siamo avvolti e sottoposti ad una martellante, continua e costante comunicazione dove il covid-19 rappresenta l’ingrediente di tutte le discipline, dalla salute all’economia, dalla politica all’arte, dalla satira alla scienza.
In modo inconscio abbiamo assimilato e accomodato timori, preoccupazioni che incontriamo sempre nel percorso del pensare quotidiano. Inconsciamente abbiamo costruito una dipendenza emozionale negativa che a lungo andare, ma anche nell’immediato, provoca danni sul piano delle relazioni e della salute, intesa come benessere fisico e psichico e non solo come assenza di malattia.
Da sociologo, suggerisco di osservare le indicazioni fornite dagli esperti per contrastare e contenere la diffusione del contagio, ma anche di interrompere per qualche ora al giorno, l’alimento che nutre il pensiero da Coronavirus. Dobbiamo mettere a dieta il pensiero Coronavirus che appesantisce i movimenti culturali del pensare bene. Dobbiamo lentamente riportare nell’alveo della giusta dimensione comunicativa il tema dell’emergenza che ha creato una forma di dipendenza preoccupante, che incide negativamente sul piano della ragione.
Iniziare a staccare la spina dal Covid-19, per qualche ora al giorno, aiuterà a scaraventare nell’oblio le negatività prodotte dalle paure accumulate in questo lungo periodo di emergenza, lasciando spazio ad altre emozioni che incidono nel sano equilibrio psichico e sociale.
E’ possibile controllare il pensiero se interrompiamo a stimolare la ghiandola della paura che risulta stressata e indebolita dalle continue sollecitazioni esterne causate da una comunicazione continua e asfissiante.
Nell’arco della giornata, rieduchiamo o meglio riabilitiamo la mente a riservare il giusto tempo alle informazioni sulla Pandemia, per evitare che essa si appropri dei nostri comportamenti, togliendoci il respiro senza essere malati!