Come smascherare le “bufale”? Non è facile scoprire la “frottola”, specialmente quando viene ben confezionata, addolcita e resa affascinante con inediti particolari. Con il bersagliamento mediatico è difficile comprendere dove si annidano la menzogna e la verità, l’attendibilità e la fantasia. Imparare a scoprire la “bufala” è compito arduo, ma altrettanto affascinante per chi opera nel settore delle conoscenze, chiamato a fornire alle nuove generazioni gli strumenti in grado di discernere l’attendibilità dall’inaffidabilità di un racconto. La scuola in primo luogo ha il compito di fornire gli strumenti per costruire una sana comunicazione, per edificare un corretto racconto dei fatti, avvalendosi di tecniche e di conoscenze alle quali ricorre un bravo giornalista. Prima di condividere una notizia veicolata attraverso i social media e condividere contenuti testuali, contribuendo a rendere virale un fatto inesistente, è necessario che la notizia venga verificata, andare oltre al titolo, verificare la data di pubblicazione, ricercare eventuali smentite effettuate in base alla legge sulla stampa, se la notizia è stata diffusa o meno da un giornale satirico o da qualche pagina dedicata alla satira. Chi è l’autore. Evitare i pregiudizi di conferma e verificare se la notizia è stata ripresa da altre testate giornalistiche.
A volte è sufficiente che il titolo venga inserito su un motore di ricerca, aggiungendo la parola “bufala” per iniziare a conoscere la verità. Ma anche questo metodo non è sufficiente perché anche la smentita di una bufala deve essere altrettanto documentata e verificata. Se poi a fianco del titolo compare un’immagine rubata dal web, è sufficiente posizionare il cursore sull’immagine, cliccare il tasto destro del mouse e selezionare la voce “cerca questa immagine su Google”. In questo modo si potrà conoscere la provenienza dell’immagine.
Un suggerimento che possiamo fornire è sempre quello di seguire le pratiche del buon cronista che, prima di procedere a raccontare il fatto, risponda alle seguenti domande : dove? quando? chi? cosa? perché? Se manca una risposta a questi quesiti, il racconto presenta indizi di inattendibilità. Un compito quello del controllo che dovrebbe svolgere, comunque, non il singolo cittadino ma direttamente le piattaforme editoriali che forniscono il servizio.