Il popolo che affolla i social si divide tra chi sostiene e chi disapprova gli otto minuti circa assegnati al cortometraggio “Calabria, terra mia” diretto dal “regista dell’amore” Gabriele Muccino. L’iniziativa fortemente voluta dalla governatrice Santelli aveva lo scopo di far innamorare potenziali turisti della sua e nostra amata Calabria alla quale ha dedicato le sue ultime e migliori energie politiche e intellettive.
Uno sforzo, un impegno salutato positivamente alla Festa del cinema di Roma, svoltasi qualche giorno addietro da cui si evince l’amore dei calabresi per la loro terra. Molti però, pur avendo apprezza l’opera non si riconoscono in alcune scene che riproducono costumi antichi non presenti nella realtà socio culturale della Calabria.
La Calabria descritta sarebbe lontana dai modi in cui i costumi dimostrano: gli asini, le coppole e le bretelle messe in rilievo nelle scene appartengono al passato e non al presente.
E allora anche nello scenario dei commenti si intravedono differenze . C’è chi descrive “Meraviglioso. Ennesimo gesto d’amore di Jole Santelli. Ci ha lasciato un memoriale”. C’è chi sostiene che “La calabra è cultura, arte! Non solo mare,campagna colline monti clementine, bergamotto, grano terra”.E ancora chi coglie l’aspetto della semplicità wmozionale “La semplicità delle emozioni riflettono la semplicità delle scene forse troppo limitate ad alcune realtà. Comunque piacevole”. Poi ancora opinioni divergenti che pongono l’accento sulle dimenticanze.
“Fichi, clementine e arance a rappresentare la Calabria sono certamente ben poca cosa se accostati ad arte, storia e cultura di questa terra, della quale il signor muccino non sente bisogno alcuno, neanche di menzionare vagamente!… che peccato!
“È un messaggio emozionale… la Calabria una terra ricca di bellezza, storia e tradizioni, un viaggio avventuroso in una natura incontaminata, colori, luoghi e profumi, che regalano emozioni! come una storia d’amore!” scrive una ragazza guardando il corto da un altro punto di vista
“La Calabria è molto più che agrumi e mare… Montagna, arte, musica non li ho visti nel video”.
C’è anche chi trova molto finta la storia della coppia di innamorati protagonisti del corto Raul Bova e Rocío Muñoz Morales, negli atteggiamenti e nelle frasi.
E pop ci sono i più attenti alla lingua italiana ai quali non è sfugge la mancanza di qualche congiuntivo …
Muccino si difende: “Non era reportage, dovevo emozionare” . La mia committenza era quella di Jole Santelli, che mi chiese di fare un viaggio d’amore all’interno della Calabria, per raccontare lo spirito della Calabria, perché la Calabria ha uno spirito che non si può raccontare in maniera meticolosa e precisa in un cortometraggio, che deve intrattenere ed emozionare”. E’ questo il commento di Gabriele Muccino ripreso dall’Adnkronos in risposta alle critiche ‘piovute’ addosso al cortometraggio che il regista ha presentato alla festa del Cinema di Roma, commissionato dalla regione Calabria per raccontare le bellezze della regione.
Muccino entra anche nel dettaglio tecnico della pellicola, interpretata da Raoul Bova e Rocio Morales. “E’ un cortometraggio -affonda- non potevo far vedere di più. Un corto richiede sei giorni di lavorazione e dura otto minuti. Questi son i tempi. In otto minuti o faccio l’Alberto Angela, e non è il caso, o racconto un’emozione cinematografica, ed è quello che ho fatto. Credo di averlo fatto bene, facendo conoscere qualcosa di più”. E’ una Calabria “cinematografica, che deve far venire voglia di andarci. Se a un turista viene voglia di andarci, per me quello è il gol. Non importa far vedere se sia autentico o non autentico. Non dovevo raccontare la realtà”. E’ un attacco “che comunque non mi decentra, ho visto di peggio in vita mia. Uno fa delle cose, ad alcuni piacciono, ad altri meno. Fa parte del mondo filmico in cui io navigo”, conclude il regista