Molti sostengono che Voltair non abbia mai detto: “ Non sono d’accodo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire”. Così come Galileo sembra non abbia mai detto “ Eppur si muove”. Ricorro a queste due significative citazioni per introdurre la riflessione sulla vicenda attorno alla opportunità o meno della presenza del senatore Antonio Razzi annunciata in un primo momento presso l’Università della Calabria e successivamente rimossa, per il vespaio di polemiche sollevato sulla vicenda. Il Seminario dal titolo: “ Stati Uniti e Corea del Nord- Rischio di un nuovo conflitto mondiale” avrà luogo, comunque oggi 25 maggio 2017, in un’altra sede individuata dall’ Associazione “Democrazia Culturale”, organizzatrice dell’evento presso l’ Hotel Majorana di Quattromiglia a Rende, con la partecipazione del sen Razzi, in qualità di segretario della Commissione Affari esteri del senato .
Detto ciò addentriamoci nella riflessione, affermando da subito che le polemiche sollevate sulla presenza o meno del personaggio politico ed istituzionale non onorano il tempio della sapienza e della cultura, chiamato ad ampliare gli spazi di democrazia e di libertà di pensiero delle collettività.
La presenza di Razzi nel tempio della cultura calabrese, che in passato ha ospitato insigni personalità della scienza, della tecnica e della cultura , non avrebbe scalfito la sua immagine e la sua storia né tanto meno avrebbe abbassato i livelli di democrazia e libertà del libero pensiero. Tutt’altro. L’Università, in quanto definita e definibile tempio di sapienza e di cultura, avrebbe offerto l’opportunità di ampliare questi sani principi che dovrebbero indurre e condurre a gesti di umana e sociale tolleranza , partendo dal presupposto che non vi può essere “una legge, una fede e un sistema” alla quale bisogna conformarsi. La diversità di vedute, di pensiero, di modi di essere e di comportarsi appartengono all’individuo, alla cultura che esprime anche se “povera” e non condivisa. D’altro canto è dall’ignorare che nasce il desiderio della curiosità e della conoscenza, così come dalla tolleranza attiva e partecipante si nutrono le libertà individuali e collettive. Assistere alle violente polemiche sollevate sull’opportunità o meno del sen. Razzi all’Università , non omaggiano il pensiero tollerante e democratico dal quale siamo partiti: “ Non sono d’accodo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire” né tantomeno blocca la circolazione delle diversità che, seppur contestate, si muovono comunque. Personalmente non condivido lo stile politico e culturale del sen. A. Razzi come non ho mai condiviso alcune presenze politiche e culturali all’interno del “tempio della cultura”, non ho mai condiviso in passato l’eccessiva “politicizzazione” di alcuni dipartimenti, ma non per questo non riconosco il valore sociale e culturale sviluppato dalla nostra Università nell’ambito del nostro consorzio umano. Dico semplicemente che, nel caso specifico, le eccessive polemiche sollevate sull’opportunità o meno del sen. Razzi all’Università non hanno offerto, a mio avviso, un proficuo spirito di servizio al “tempio della cultura” che ne esce indebolito in immagine e contenuti.