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Per l’amministrazione comunale di S. Stefano di R., le videoconferenze costerebbero troppo. La risposta di alcuni “nativi digitali”: “ Le castronerie non finiscono mai….” (clicca qui per leggere)

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Le dirette streaming, le videoconferenze attraverso le varie piattaforme sono gratuite a differenza delle riunioni in presenza fisica che richiedono utilizzo di personale, sostanze  igienizzanti, processi di sanificazione ambientale e cosi via. Fin qui una parte delle opinioni espresse da molti giovani “digitali”.      Non si possono tenere i consigli comunali in videoconferenza perché- secondo la Sindaca  Lucia Nicoletti –  il costo , per predisporre i sistemi tecnologici, sarebbe   talmente elevato che le casse del Comune    non sopporterebbero una tale gravosità.  E qui scatta subito l’impulsivo cittadino  che  definisce questa motivazione una   vera e propria ” minchioneria” :  le piattaforme   messe a disposizione per  organizzare e svolgere videonconferenze on line sono diverse e gratuite, a costo zero.

“ La decisione di svolgere il consiglio da remoto – scrive la Sindaca in qualità di Presidente del Consiglio f.f.-  comporta  delle spese  per l’Ente in quanto  dovrebbe predisporre  “sistemi tecnologici che garantiscano la pubblicità delle sedute  e l’effettiva partecipazione dei consiglieri”.  E’ quanto si legge nella nota, n. 32 del  7 gennaio 2021 che la sindaca ha inviato ai consiglieri comunali di minoranza, in seguito  alle rimostranze avanzate  dal gruppo di opposizione sull’avvenuta convocazione del  consiglio comunale in presenza fisica,  scelta ritenuta dall’opposizione inconciliabile e   incoerente rispetto  ai proclami sostenuti da tutti.  La Sindaca Lucia  Nicoletti e la giunta non hanno  onorato i suggerimenti forniti  di evitare assembramenti pubblici sul territorio. L’aver  convocato e svolto   un Consiglio comunale in presenza fisica,  aperto perfino  al pubblico, in un locale dell’ex Comunità Montana, frequentato da dipendenti  dello stesso ente, da utenza pubblica, nella sala consiliare dell’ex Comunità Montana, è stata una scelta,  improvvida,  rischiosa e infelice.

Il salone della Comunità Montana,  tanto amato dalla Sindaca,  è sprovvisto persino di un impianti audio. I pochi consiglieri comunali che  prendono la parola per   farsi ascoltare in aula,  sono costretti ad  abbassare la mascherina e ad aumentare il volume della voce,  rilasciando nell’ambiente una quantità maggiore di goccioline di saliva. Queste scene già vissute nei precedenti consigli comunali   accrescerebbero rischi maggiori di contagio che devono essere evitati vista le tragedie che la comunità ha vissuto  con la zona rossa e  l’alta percentuale registrata  dei positivi al virus.

Nella nota inviata dalla sindaca ai consiglieri comunali dell’opposizione non vengono  chiariti i motivi per cui la stessa  si sia rifiutata di far pervenire ai consiglieri comunali di minoranza il link richiesto per poter partecipare alla seduta da remoto, per esercitare le funzioni  istituzionali  in modalità on line,  in linea con i principi e le indicazioni fornire ad ogni livello per contrastare la diffusione del Covid 19.

Dietro i  pretesti, i dinieghi  ai quali ricorre la Sindaca e la sua debole giunta,  per evitare le videoconferenze, le dirette streaming, peraltro offerte in forma gratuita,  non sono altro che   manifestazione di debolezza che nascondono  il timore, la paura  di mettere a nudo  le contraddizioni e  le pretestuosità registrate negli atti e nei fatti.

Sovente  non sono i soggetti che mutano- dice il saggio –  ma è la maschera che crolla di fronte alle manifeste contraddizioni.