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Il GOI deposita il ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo

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Il Grande Oriente d’Italia, dopo i tribunali italiani, si rivolge alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro il sequestro degli elenchi degli iscritti disposto dalla commissione e l’eventuale utilizzazione di quei dati.
In tal senso deposita dinanzi alla “Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ricorso ex art. 34 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo unitamente a una istanza di provvedimenti cautelari ex art. 39 del regolamento di Procedura della Corte EDU, avverso le iniziative poste in essere dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle associazioni criminali, anche straniere, e dai suoi componenti, culminate nel provvedimento di perquisizione e sequestro del 1° marzo 2017, e nelle successive attività fortemente discriminatorie comunque poste in essere anche in violazione della legge istitutiva nr. 87/2013”.
Oltre alle iniziative già prese dinanzi alla competente Magistratura, il ricorso trova la sua ragione nella inesistenza di rimedi giurisdizionali propri nazionali nei confronti del provvedimento emesso dalla Commissione, inesistenza più volte riaffermata anche successivamente alla nota sentenza delle Sezioni Unite della Suprema Corte del 12 marzo 1983 n. 4.
Il Grande Oriente d’Italia intende con tali azioni riaffermare – si legge in un comunicato – lo spirito e il senso dei principi costituzionali calpestati dalle iniziative poste in essere oggi soltanto in danno della Libera Muratoria ma comunque potenzialmente dannose per la libertà di associazione e per la tutela della riservatezza delle persone.