Morto un virus se ne farà un altro?
Sono state le guerre, le catastrofe naturali, le carestie a falciare nella storia il maggior numero di vittime?
Niente affatto. Per quanto tutti questi eventi siano stati drammatici, per quanto abbiano lasciato sul campo vittime ed effetti invalidanti, per individuare il nemico della specie umana bisogna concentrarsi, al contrario, su qualcosa d’invisibile a occhio nudo.
Lo sguardo deve essere indirizzato nei confronti di ciò che non risulta percepibile ai sensi, deve essere rivolto verso ciò che sfugge alla percezione visiva. Si tratta di rivolgere lo sguardo verso i cosiddetti agenti patogeni, ritenuti i veri colpevoli delle infezioni. Sono principalmente questi microrganismi (virus, batteri, funghi, parassiti in genere) che hanno causato l’insorgenza della condizione di malattia nell’organismo ospitante. L’agente patogeno che ha piegato l’umanità generando vere e proprie stragi. Per responsabilità di questi nocivi microorganismi la dimensione dei decessi non può essere comparata a quelle registrate dai conflitti che hanno interessato le potenze mondiali. Eserciti in guerra sono stati stremati e decimati a causa di pestilenze, del vaiolo ( malattia grave ed estremamente contagiosa che decimò la popolazione mondiale dalla sua comparsa) della sifilide, dell’ HIV, del colera, del morbillo, della poliomelite, del Covid-19 . Tutti questi, antichi e attuali agenti patogeni, hanno aggredito uomini e donne di tutto il mondo, seminando lutti e sofferenze tra le nelle popolazioni del globo.
Se scorriamo il passato della nostra plurimillenaria convivenza ci rendiamo conto come le comunità abbiano dovuto fare i conti continuamente con questi antagonisti invisibili che si annidano in ogni luogo, a volte modificandosi, altre volte generando nuovi esemplari che causano nuove malattie infettive, trasmesse tra gli essere umani o tra animali e esseri umani e viceversa.
E’ sempre possibile che un agente particolarmente nefasto entri in una comunità, in un paese attraverso un qualsiasi viaggiatore occasionale o che si sviluppi nel suo interno per essere veicolato altrove. La diffusione avviene per motivi diversi: gli spostamenti delle persone da un luogo all’altro, il movimento degli animali incentivano il trasporto e di conseguenza importano, esportano agenti patogeni che diffondono le malattie.
Il pericolo che possa svilupparsi un nuovo microrganismo nocivo per la salute delle comunità è sempre presente ed ipotizzabile. Non è prevedibile il periodo in cui una Pandemia potrebbe svilupparsi. Se fosse così anche le misure da intraprendere per contenere e bloccare la diffusione dei contagi sarebbe facilitata. Nessuno può affermare con certezza quando, come e dove può verificarsi una pandemia. Ipotizzare, quindi, come qualcuno va sostenendo che dopo il Coronavirus si verificherà un’altra e forse peggiore Pandemia è azzardato e non si addice all’uomo di scienza che deve sostenere le sue asserzioni con prove inconfutabili. Elaborata l’ipotesi dovrebbe essere poi confermata con una proceduta scientifica. Si tratta invece di opinioni che non possono essere né confermate né smentite. Sappiamo con certezze che le Pandemie sono sempre esistite e continueranno ad esistere ma è assurdo credere che ciò possa verificarsi a breve scadenza, anche se non è neppure da escludere che una nuova e diversa pandemia possa diffondersi.
Il calcolo delle probabilità dovrebbe escludere questa catastrofe ed i cassandra di turno, che ogni tanto si affacciano con pensieri che ipotizzano simili e ulteriori catastrofiche dovrebbero ben riflettere prima di parlare perché producono ulteriori danni a livello sociale e psicologico in una comunità già avvolta dalla paura e dall’angoscia del presente.
Certamente le società future non sfuggiranno ad altre pandemie. I batteri cattivi e buoni sono sempre esistiti, i virus non sono stati sconfitti del tutto e la ricerca scientifica sarà sempre impegnata a individuare nuovi vaccini e farmaci per difendere l’umanità. Sostenere, quindi, che a breve potrebbe ripetersi una nuova e più cruente forma di pandemia non può considerarsi un’intuizione profetica se ciò malauguratamente dovesse succedere. Si tratterebbe soltanto di un fenomeno che si ripresenta a cicli temporali diversi.
Più che procedere a diffondere paure e angosce, sarebbe opportuno che dalla storia, dalla Pandemia attuale traessimo utili insegnamenti, costruendo nuovi modelli di sviluppo, nuovi schemi mentali educativi ponendo al centro di essi la prevenzione sanitaria e la conoscenza del passato da cui trarre utili suggerimenti per evitare errori e improvvisazioni.(Fg)