“Un abbraccio virtuale”; “un bacio simbolico”; “una stretta di mano metaforica”, un inchino letterale e cosi via. In tempi di Coronavirus il gesto comunicativo del salutare, fondato solitamente sul “tocco”, sul linguaggio non verbale, è stato trasformato in verbale: la parola e lo scritto hanno preso il sopravvento e si affermerà ancor di più con il distanziamento fisico dettato dalle regole di contenimento e prevenzione del virus.
Il gesto comunicativo del salutare è stato espresso con questa innovativa simbologia , destinata a farsi strada e svilupparsi nelle varie comunità dopo l’uscita dal loockdown.
I modi di salutare variano a secondo i luoghi, la cultura e lo stato d’animo che si avverte nei confronti dell’altro/a. Ma come cambierà il saluto, quali forme nuove si affermeranno per esprimere l’ atto comunicativo attraverso il quale ci metteremo in contatto con l’altro, trasmettendo tensione emotiva ed esprimere nel contempo il tipo di relazione tra il nostro sé e l’altro.
Il saluto varia in base alla cultura di una società e qualsiasi sia la causa della sua manifestazione induce soggetti e gruppi a modificare stili di vita; a modificare le modalità produttive e ad organizzare in modo innovativo il lavoro: a pianificare le attività ed i servizi nell’ottica indicata dalla comunità scientifica e dalle istituzioni pubbliche deputate alla salvaguardia della tutela della salute e dell’igiene. La società nel suo insieme modella queste regole, le rende attuabili e proiettabili per contrastare il diffondersi del virus e le ricadute negative sul vivere in comunità.
In questi mutamenti repentini che incidono sui processi interelazionali, anche il saluto subisce modifiche sostanziali sia sul piano sociologico che pedagogico ed espressivo.
Il saluto, a secondo le modalità che si esprime, può essere considerato un gesto di circostanza, di educazione, di affetto o di appartenenza ad uno specifico gruppo identitario. Può essere scritto e non verbale o realizzato in modo integrato: al gesto della mano si collega la dicitura buongiorno, buonasera, buon pranzo ecc.
Se pur diversificato a secondo le culture linguistiche e le tradizioni locali, possiamo affermare che il saluto appartenga a quei universali culturali che accomunano tutti i popoli.
In tempo di Covid-19 le forme verbali, espresse a distanza, hanno preso certamente il sopravvento a scapito di quelle corporee: le distanze corporee e interelazionali che si sono imposte negli stili di vita privilegeranno il saluto verbale e gestuale, andando a modificare quelle che sono state le abitudini caratterizzanti le relazioni umane prima dell’avvento del Coronavirus.
Con la pandemia crolla il saluto “epidermico”, quello esternato attraverso il contatto fisico, accompagnato dalla parola: precipita il “tocco” per il timore di essere contagiati o di contagiare mentre si incentiva e si afferma quello verbale e cinesico-paralinguistico. Si afferma il saluto legato al movimento degli occhi, alla postura, alla gestualità degli arti( tocchi di gomiti, inchini all’orientale, toccate con i piedi…) mentre sarà “sanzionato” quello espresso nelle forme tattili.
La percezione aptica che rappresenta il processo di riconoscimento attraverso il tatto, utilizzata per compiere il gesto comunicativo del saluto, come la stretta di mano, precipita clamorosamente e le persone saranno deprivate dalle sensazioni del calore umano, dell’energia che irradia, a livello emotivo, un affabile abbraccio o una socievole presa di mano.
Di fronte ad un nemico che si rende invisibile e impercettibile, l’individuo ricorre, suo malgrado, al metodo del distanziamento fisico, ma non sociale, rispettando le distanze onde prevenire ed evitare il contagio, sacrificando il gesto comunicativo ravvicinato che ha contraddistinto il vivere insieme.
Il Coronavirus ha sbarazzato, al momento, le forme di saluto che si consumano all’interno dell’area ravvicinata alla propria pelle, a quella parte di area che circonda la persona, definita dalla prossemica zona intima.
Questo spazio intimo o “bubble” (bolla) che circonda il corpo per pochi centimetri ( 20 0 50) rappresenta una vera e propria seconda pelle la quale svolge una funzione protettiva a salvaguardia del benessere individuale. Grazie a organi recettivi, la pelle è in grado di percepire gli stimoli pressori, termici, dolorosi e piacevoli.
Questa zona intima non a caso è riservata a familiari e persone care. Essendo vicina al nostro corpo, la zona intima consente il contatto fisico, permette di abbracciare, ascoltare parole sussurrate ma soprattutto concede la possibilità di percepire gli odori, di avvertire le variazioni del respiro, di decodificare una serie di messaggi che la lontananza non consentirebbe. In questo ristretto spazio di cinquanta centimetri dalla nostra pelle, i volti delle persone sono così vicini che si può cogliere ogni minima espressione emozionale.
L’invasione della zona intima è influenzata dal contesto e dalle circostanze.
Oggi più che mai la zona intima viene solennizzata in nome della prevenzione: il saluto consumato all’interno di essa, in modo ravvicinato agevolerebbe la trasmissione del microorganismo che predilige aggredire le cellule primarie, quelle epiteliali del tratto respiratorio e gastrointestinale.
Il nuovo coronavirus SARS-CoV-2, ricordiamo, è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto con le goccioline del respiro delle persone infette, ad esempio tramite la saliva, tossendo e starnutendo. E’ evidente, quindi, che il gesto comunicativo del saluto espresso nel ristretto spazio che circonda la persona favorirebbe la trasmissione del virus che avviene attraverso il contatto stretto con persone sintomatiche o asintomatiche.
In questo quadro, l’individuo è costretto a reprimere il saluto ravvicinato, determinando una certa tensione nella comunicazione affettiva, parentale o amicale basata appunto sul “tocco”.
A subire la metamorfosi non è il saluto verbale che rimarrà in piedi e si arricchirà di calore, ma principalmente quello riferito al tocco come la stretta di mano, il bacio, l’abbraccio… Il tatto sarà sospeso al pari della libertà sacrificata nel periodo cosiddetto lookdown e il saluto si impoverirà del suo significato originario.
Privarsi di gestualità dal sapore antico non sarà semplice: il distanziamento fisico comporterà dei disagi sociali che si riverseranno sulla sfera dei futuri processi interelazionali.
Altri gesti comunicativi si affermeranno all’interno delle comunità, scaturiti dal talento umano e delle esperienze vissute in questo periodo di costrizioni delle libertà individuali e di gruppo.
E’ arduo comprendere come cambierà la società dopo la pandemia. Di certo possiamo affermare che essa ha di fatto represso il saluto espresso attraverso il bacio sulla guancia, l’abbraccio, il baciamano, la stretta di mano, dare il cinque che si compivano all’interno di quella sfera intima, riservata alle persone ritenute care.
I gesti comunicativi saranno quindi destinati a rinnovarsi. Alcuni si rafforzeranno, altri nuovi si affermeranno, altri saranno al momento accantonati. Come si presenterà il panorama del gesto comunicativo del saluto nei vari Paesi?
In Italia, Francia e Portogallo dove si pratica il saluto attraverso due baci sulle guance e sulla stretta di mano, saranno costretti a rinunciare a queste modalità espressive.
Medesima considerazione vale per la Malesia, dove il saluto è alquanto poetico: si tastano le dita della persona incontrata con entrambi i palmi delle mani e poi si portano le mani al cuore.
Idem per la nuova Zelanda dove il saluto si esterna attraverso “naso-naso”.
Anche l’ India dovrà rinunciare alla stretta di mano “delicata”.
Con molta probabilità il Giappone potrà conservare il saluto che si esterna attraverso tre gesti che si distinguono a secondo le circostanze: l’eshaku inchino di 15 gradi da usare nelle occasioni informali, il keirei inchino di 30 gradi che si usa quando si incontra qualcuno che occupa un gradino più alto della scala sociale, mentre il saikeirei . inchino profondo che si usa in occasioni speciali e con personalità importanti, come con l’Imperatore
La Thailandia, Cambogia e l’ Indonesia non si pratica molto la stretta di mano e il contatto fisico tra sconosciuti o conoscenti. Questi Paesi conserveranno la prassi del saluto che consiste facendo un inchino con le mani giunte al centro del petto.
Nelle Filippine si dovrà probabilmente rinunciare al saluto tramite pagmamano riservato alle persone più anziane per manifestare rispetto, saluto che consiste nell’avvicinare la fronte alla mano della persona che si intende salutare, premendo la fronte contro di essa; questo gesto è visto come una benedizione per chi lo compie, ed è per questo che bisogna chiedere il permesso prima di farlo.
Nel Sud America e Medio Oriente ci si bacia per presentarsi, anche se non si tratta di un vero e proprio doppio bacio, quanto più di una sorta di “guancia a guancia” e nei Paesi arabi è obbligatorio tra uomini, ma vietato tra un uomo e una donna. In questi luoghi dovranno inventarsi altre modalità gestuali per evitare la diffusione del contagio del Covid-19.
Anche in Russia dovrà essere sacrificata la stretta di mano per salutarsi in modo vigoroso.
Il distanziamento sociale che si andrà diffondendo all’interno delle comunità lascia in debito il contatto fisico e avrà ricadute sull’umore e sullo stress negativo.
Il valore di una stretta di mano non è, infatti, un gesto etico e cordiale, ma esso possiede l’energia di smorzare la tensione al pari della pacca sulle spalle o il cinque battuto durante il timeout che rafforza il senso di appartenenza alla squadra. Il tocco nella sua complessità stimola i pressoccettori (recettori di pressione), aiuta a distendere il sistema nervoso, rallentando il battito cardiaco, abbassando la pressione, incentivando il benessere individuale e collettivo.
Il tatto già sanzionato nelle società dei consumi subirà ulteriori abbattimenti, isolando ancora di più l’uomo dal suo contesto relazionale.
Incentiverà ancor di più le sue paure che venivano lenite attraverso il tatto, attraverso una stretta di mano. Non a caso quando si è spaventati si va alla ricerca istintivamente della mano della persona cara che ci è accanto.
Toccarsi sulla pelle stimola il rilascio di ossitocina . Essere abbracciati o accarezzati sulla pelle stimola il rilascio di serotonina. Non a caso livelli troppo bassi di questo ormone del benessere sono connessi a disturbi come insonnia, ansia e depressione. Gli esseri umani sono creature sociali e i loro cervelli, i loro sistemi nervosi sono fatti in modo da rendere il tocco un’esperienza piacevole. La natura ha progettato questa modalità sensoriale per accrescere le sensazioni di benessere nei contesti sociali.
Le videochiamate e gli altri strumenti che ci hanno aiutato a rimanere vicini anche in queste settimane di loockdown non riusciranno mai a sostituire il piacere e il benessere trasmesso da una sincera stretta di mano, veicolato da un caloroso abbraccio, da un sentito bacio dato sulle guance. Il tocco, già duramente provato e sanzionato dalla società moderna, subirà un’ ulteriore caduta nel contesto dell’accoglienza e dell’addio, privando il soggetto di esprimere calore attraverso il tocco e perché no, attraverso una sana carezza che irrobustisce la salute e l’armonia con se stessi e con gli altri.
Un caro abbraccio senza braccia, amiche e amici. E un grosso e sentito in bocca al lupo per questa nuova avventura che da oggi iniziamo a vivere in società dopo le misure restrittive dettate dal Covid-19.