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Pandemia, oggi si riapre. Come cambierà il modo di salutare Francesco Garofalo (sociologo)

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“Un abbraccio virtuale”;  “un bacio simbolico”; “una stretta di mano metaforica”, un inchino letterale e cosi via. In tempi di Coronavirus il gesto comunicativo del salutare, fondato solitamente  sul “tocco”,  sul linguaggio non verbale, è stato trasformato in verbale: la parola e lo scritto hanno preso il sopravvento e si affermerà ancor di più con il distanziamento fisico dettato dalle regole di contenimento e prevenzione del virus.

Il gesto comunicativo del salutare  è stato espresso  con questa innovativa  simbologia , destinata a farsi strada e svilupparsi nelle varie comunità dopo l’uscita dal loockdown.

I modi di salutare variano a   secondo i luoghi,  la cultura  e lo stato   d’animo che si  avverte nei confronti dell’altro/a. Ma come cambierà il  saluto, quali forme nuove si affermeranno per esprimere l’  atto comunicativo attraverso il quale  ci metteremo  in contatto con l’altro,  trasmettendo tensione emotiva ed esprimere nel  contempo il tipo di relazione tra il nostro   sé e l’altro.

Il  saluto  varia  in base alla cultura di una società  e qualsiasi sia la causa  della sua manifestazione  induce soggetti e   gruppi  a  modificare  stili di vita; a modificare  le  modalità  produttive e ad organizzare in modo innovativo   il lavoro: a  pianificare  le attività ed i servizi nell’ottica  indicata dalla comunità scientifica e dalle istituzioni pubbliche deputate alla salvaguardia della tutela della salute e dell’igiene. La  società nel suo insieme  modella queste regole,  le  rende attuabili  e  proiettabili   per contrastare il diffondersi del virus e le  ricadute negative sul vivere in comunità.

In questi mutamenti repentini che incidono sui processi interelazionali,  anche il saluto subisce modifiche sostanziali sia sul piano sociologico che  pedagogico ed espressivo.

Il saluto, a secondo le modalità che si  esprime,  può essere considerato  un gesto di circostanza, di educazione,   di affetto o di appartenenza ad uno specifico  gruppo identitario. Può essere scritto e non verbale  o realizzato  in modo integrato: al gesto della mano si collega la dicitura buongiorno, buonasera, buon pranzo ecc.

Se pur diversificato a secondo le  culture linguistiche e le tradizioni locali,   possiamo  affermare  che il saluto  appartenga a quei universali culturali che accomunano tutti i popoli.

In tempo di Covid-19 le forme verbali, espresse a distanza,  hanno preso certamente  il sopravvento a scapito di quelle corporee: le distanze    corporee e  interelazionali che si sono  imposte negli stili di vita  privilegeranno il  saluto verbale e gestuale, andando a modificare  quelle che sono state le abitudini  caratterizzanti  le relazioni umane  prima dell’avvento del Coronavirus.

Con la pandemia  crolla il saluto “epidermico”,  quello esternato attraverso il contatto fisico, accompagnato dalla parola: precipita  il “tocco” per il timore di essere contagiati o di contagiare mentre  si incentiva e si afferma  quello verbale e  cinesico-paralinguistico. Si afferma il saluto legato al  movimento degli occhi, alla postura, alla gestualità degli arti( tocchi di gomiti, inchini all’orientale, toccate con i piedi…) mentre  sarà  “sanzionato” quello espresso nelle forme tattili.

La  percezione aptica che rappresenta il processo di riconoscimento attraverso il tatto, utilizzata per  compiere il gesto comunicativo del saluto, come la stretta di mano,  precipita clamorosamente  e le persone  saranno deprivate  dalle  sensazioni del calore umano,  dell’energia che  irradia, a livello emotivo,  un affabile abbraccio o una socievole presa di mano.

Di fronte ad un nemico  che si rende invisibile e impercettibile, l’individuo ricorre, suo malgrado, al metodo del  distanziamento  fisico, ma non  sociale, rispettando le distanze onde prevenire ed evitare  il contagio, sacrificando il gesto comunicativo ravvicinato che ha contraddistinto  il  vivere insieme.

Il Coronavirus ha sbarazzato, al momento, le forme di saluto che si consumano  all’interno dell’area ravvicinata alla propria pelle, a quella parte di area  che circonda la persona, definita dalla prossemica zona  intima.

Questo spazio intimo o “bubble” (bolla) che   circonda il  corpo per pochi centimetri ( 20 0 50)  rappresenta  una vera e propria  seconda pelle la quale   svolge  una funzione protettiva a salvaguardia del benessere individuale.  Grazie  a  organi recettivi, la pelle  è in grado di percepire gli stimoli pressori, termici, dolorosi e piacevoli.

Questa zona intima non a caso è   riservata a familiari e persone care. Essendo vicina al nostro corpo, la zona intima   consente  il contatto fisico,  permette di abbracciare,  ascoltare   parole sussurrate ma soprattutto  concede  la possibilità di   percepire  gli odori,  di avvertire le   variazioni del respiro, di  decodificare una serie di messaggi che la lontananza non consentirebbe. In questo ristretto spazio di cinquanta centimetri dalla nostra pelle, i  volti delle persone  sono così vicini che si può cogliere ogni minima espressione  emozionale.

L’invasione della zona intima è influenzata dal contesto e dalle circostanze.

Oggi più che mai la zona  intima viene  solennizzata  in nome della prevenzione: il saluto consumato  all’interno di essa, in modo   ravvicinato agevolerebbe la trasmissione del  microorganismo  che predilige   aggredire le  cellule primarie,  quelle epiteliali del tratto respiratorio e gastrointestinale.

Il  nuovo coronavirus SARS-CoV-2, ricordiamo,  è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto con le goccioline del respiro delle persone infette, ad esempio tramite  la saliva, tossendo e starnutendo. E’ evidente, quindi, che il gesto comunicativo del saluto  espresso nel  ristretto spazio  che circonda la persona   favorirebbe la trasmissione del virus che  avviene attraverso il contatto stretto con persone sintomatiche o asintomatiche.

In questo quadro,  l’individuo è costretto a reprimere il saluto ravvicinato,  determinando  una certa tensione nella comunicazione affettiva, parentale o amicale basata appunto sul “tocco”.

A subire la metamorfosi non è il saluto verbale che rimarrà in piedi e si arricchirà  di calore, ma principalmente quello riferito al tocco come la stretta di mano, il bacio, l’abbraccio…   Il tatto sarà sospeso  al pari della libertà  sacrificata nel periodo cosiddetto lookdown e il saluto si impoverirà del suo significato originario.

Privarsi di  gestualità dal sapore antico non sarà  semplice: il distanziamento fisico comporterà  dei disagi sociali che si riverseranno sulla sfera dei futuri  processi interelazionali.

Altri gesti comunicativi si affermeranno all’interno delle comunità,  scaturiti dal  talento umano e delle esperienze vissute in questo periodo di costrizioni delle libertà individuali e di gruppo.

E’ arduo comprendere come cambierà la società dopo la pandemia. Di certo possiamo affermare che essa ha  di fatto represso  il saluto espresso attraverso  il bacio sulla guancia,  l’abbraccio, il baciamano, la stretta di mano, dare il cinque che si compivano all’interno di quella sfera  intima, riservata alle persone ritenute care.

 I gesti  comunicativi saranno  quindi destinati a rinnovarsi. Alcuni  si rafforzeranno, altri nuovi  si affermeranno, altri saranno al momento accantonati. Come si presenterà il panorama del gesto comunicativo del saluto nei vari Paesi?

 In Italia, Francia e Portogallo dove si pratica  il saluto  attraverso due baci sulle guance e sulla stretta di mano,  saranno costretti a rinunciare a queste  modalità espressive.

Medesima considerazione vale per la Malesia, dove   il saluto è alquanto poetico: si tastano le dita della persona incontrata con entrambi i palmi delle mani e poi si portano le mani al cuore.

Idem per la nuova  Zelanda dove  il saluto si esterna attraverso  “naso-naso”.

Anche  l’ India  dovrà rinunciare alla  stretta di mano “delicata”.

Con molta probabilità il Giappone potrà conservare il saluto che si esterna attraverso tre gesti  che si distinguono a secondo le circostanze:  l’eshaku inchino di 15 gradi da usare nelle occasioni informali, il keirei  inchino di 30 gradi che si usa quando si incontra qualcuno che occupa un gradino più alto della scala sociale, mentre il saikeirei . inchino profondo che si usa in occasioni speciali e con personalità importanti, come con l’Imperatore

La  Thailandia, Cambogia e l’ Indonesia non si pratica molto la stretta di mano  e  il contatto fisico tra sconosciuti o conoscenti. Questi Paesi conserveranno la prassi del saluto che consiste  facendo un inchino con le mani giunte al centro del petto.

Nelle  Filippine si dovrà probabilmente rinunciare al saluto  tramite  pagmamano  riservato alle persone più anziane per manifestare rispetto, saluto che consiste nell’avvicinare la fronte alla mano della persona che si intende salutare, premendo la fronte contro di essa; questo gesto è visto come una benedizione per chi lo compie, ed è per questo che bisogna chiedere il permesso prima di farlo.

Nel Sud America e Medio Oriente  ci si bacia per presentarsi, anche se non si tratta di un vero e proprio doppio bacio, quanto più di una sorta di “guancia a guancia” e nei Paesi arabi è obbligatorio tra uomini, ma vietato tra un uomo e una donna.  In questi luoghi dovranno inventarsi  altre modalità gestuali per evitare la diffusione del contagio del Covid-19.

Anche in  Russia  dovrà essere sacrificata la stretta di mano  per salutarsi in modo  vigoroso.

Il distanziamento   sociale che si andrà diffondendo all’interno delle comunità  lascia in debito il contatto fisico e avrà ricadute sull’umore e  sullo stress negativo.

Il valore di una stretta di mano non è, infatti,  un gesto etico e cordiale,  ma esso possiede l’energia di  smorzare la tensione al pari della  pacca sulle spalle o  il cinque battuto durante il timeout che  rafforza il senso di appartenenza alla squadra. Il  tocco nella sua complessità  stimola i pressoccettori (recettori di pressione), aiuta a distendere il sistema nervoso, rallentando  il battito cardiaco, abbassando la pressione, incentivando il benessere individuale e collettivo.

Il tatto già sanzionato nelle società dei consumi subirà ulteriori abbattimenti,  isolando ancora di più l’uomo dal suo contesto  relazionale.

Incentiverà ancor di più le sue paure che venivano lenite attraverso il  tatto, attraverso una stretta di mano. Non a caso quando si è spaventati si va alla ricerca istintivamente  della mano della persona cara che ci è accanto.

Toccarsi sulla pelle stimola il rilascio di ossitocina . Essere abbracciati o accarezzati sulla pelle stimola il rilascio di serotonina. Non a caso  livelli troppo bassi di questo ormone del benessere sono connessi a disturbi come insonnia, ansia e depressione. Gli esseri umani sono creature sociali e i loro cervelli, i loro sistemi nervosi sono fatti in modo da rendere il tocco un’esperienza piacevole. La natura ha progettato questa modalità sensoriale per accrescere le  sensazioni di benessere nei contesti sociali.

Le videochiamate e gli altri strumenti che ci hanno aiutato a rimanere vicini anche in queste settimane di loockdown non riusciranno mai   a sostituire il piacere e il benessere trasmesso da una sincera stretta di mano, veicolato da  un caloroso  abbraccio, da un sentito  bacio dato sulle guance. Il tocco, già duramente provato e sanzionato dalla società moderna, subirà un’ ulteriore caduta nel contesto dell’accoglienza e  dell’addio,  privando  il soggetto di  esprimere calore attraverso il tocco e perché no, attraverso una sana  carezza che irrobustisce la salute e  l’armonia con se stessi e con gli altri.

Un caro abbraccio senza braccia,  amiche e amici. E un grosso e sentito in bocca al lupo per questa nuova avventura  che da oggi iniziamo a vivere in società dopo le misure restrittive dettate dal Covid-19.