Lavorare per far nascere un futuro migliore
In attesa che il Consiglio regionale esamini la proposta del Partito Democratico sulle Unioni e Fusioni dei Comuni, presentata nei giorni scorsi, o che si proceda a una modifica della normativa vigente per renderla più incisiva ed efficace, le comunità dei piccoli centri – sempre più colpite dallo spopolamento – guardano con attenzione agli sviluppi regionali. In particolare, si attende il pronunciamento dell’assemblea dell’Istituto regionale sulla questione. Nel frattempo, nel territorio del Savuto si moltiplicano le iniziative per dare finalmente vita al progetto Rostema, un’idea attribuita al giornalista roglianese Salvatore Oddo. Attraverso i suoi lungimiranti articoli pubblicati su Il Mattino e su La Tribuna del Mezzogiorno, Oddo ne spiegava il significato profondo e l’importanza per lo sviluppo del territorio. A pagina 221 del libro di Ferdinando Perri, Il giornalismo delle idee (1962-1971), Salvatore Oddo chiarisce anche l’origine del nome Rostema. Questo non era soltanto l’acronimo dei Comuni di Santo Stefano, Rogliano, Mangone, Marzi, ma andava oltre, inglobando Paterno C. Belsito, Figlibe V. Cellara, ai Comuni posti a sud della città Bruzia per come rivelato dagli scritti, ma racchiudeva anche un significato più profondo dal punto di vista sociale e culturale. Rostema, infatti, deriva dal greco Rostèerios, che significa “fortezza, base, appoggio, sostegno”. Non un nome scelto a caso, ma un simbolo di unità, resistenza e resilienza, diventato familiare a molti e accolto con entusiasmo. Salvatore Oddo, con la sua visione da giornalista e ricercatore, denunciava il fenomeno dell’emigrazione, che avrebbe continuato inesorabilmente a spopolare la Calabria, con effetti devastanti soprattutto per i paesi della Valle del Savuto. Egli sottolineava la necessità di una politica equilibratrice e di un rapido risanamento economico e sociale per evitare il declino della regione. Già allora si parlava di un Piano Intercomunale che integrasse turismo, cultura e industria, capace di rilanciare l’area di Cosenza Sud. In questo contesto, Oddo si rivolgeva ai rappresentanti delle istituzioni, esortando a intervenire con urgenza affinché il territorio non si trasformasse in un deserto, ma potesse invece svilupparsi e rivendicare i propri diritti. Nonostante la lungimiranza di questa visione, purtroppo, i successivi sviluppi politici hanno lasciato inascoltate queste idee. I decisori pubblici si sono chiusi nei loro angusti orizzonti localistici, impedendo la realizzazione del progetto e condannando l’area a una stagnazione sociale ed economica.
Eppure, l’articolo di Oddo si concludeva con una nota di speranza: questo territorio, oggi depresso e abbandonato, potrebbe domani diventare un punto di incontro tra tre capoluoghi, il cuore turistico di un’ampia area di sviluppo che si estende da Falerna, sulla costa tirrenica, fino a Lorica, sull’altopiano silano.
Le sue parole e quelle di altri protagonisti della politica locale, oggi scomparsi, ci lasciano un’eredità preziosa di idee e valori. Dovremmo riscoprirle e portarle nelle scuole, nei luoghi della cultura e nei centri di pensiero e azione, per trasformare la nostra realtà territoriale. Una terra bella, ricca di storia e arte, ma purtroppo sempre più povera di idee e di visione per il futuro