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Infarto nelle donne: una sfida sociale oltre che sanitaria

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Ogni conque minuti una donna colpita in Italia: superare stereotipi e promuovere una cultura della prevenzione e parità di trattamento di Francesco Garofalo (sociologo)

Le malattie cardiovascolari rappresentano un problema sempre più urgente non solo per la salute delle donne ma anche per la società nel suo insieme. Ogni cinque minuti, una donna in Italia viene colpita da infarto o da un’altra patologia cardiovascolare, per un totale annuo di circa 124.000 casi. Questi dati, forniti da recenti studi scientifici, sollevano interrogativi che vanno oltre l’ambito medico, mostrando come la percezione culturale e la distribuzione delle risorse sanitarie influenzino la cura e la prevenzione. Dal punto di vista sociologico, il rischio cardiovascolare nelle donne è stato a lungo sottovalutato, influenzato dalla percezione che le patologie cardiache fossero una “malattia maschile”. Questo stereotipo è radicato in credenze culturali e pregiudizi storici, che hanno portato a ritardi nell’identificazione del rischio nelle donne e in una minore sensibilizzazione sui sintomi. Studi pubblicati su riviste come The Lancet e Journal of the American Heart Association evidenziano come questo falso mito abbia impedito alle donne di ottenere diagnosi tempestive e trattamenti adeguati, con gravi ripercussioni per la loro salute e, in ultima analisi, per il loro ruolo nella società.

Il contesto culturale e il ruolo della medicina di genere

In una cultura che tende a percepire la donna come “naturalmente protetta” dagli eventi cardiovascolari fino alla menopausa, il rischio cardiovascolare femminile è spesso stato trascurato. Questa idea ha radici nella visione storica della salute, che associa a uomini e donne ruoli e rischi differenti, nonostante sia ormai dimostrato che con l’avanzare dell’età le donne siano altrettanto a rischio, se non di più, degli uomini.

Il concetto di “medicina di genere” cerca di contrastare questa visione obsoleta, sottolineando come il genere influenzi l’epidemiologia, la fisiopatologia e la sintomatologia delle malattie cardiovascolari. Tuttavia, come affermato dalla Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE), le donne rimangono sottorappresentate negli studi clinici, contribuendo ulteriormente a limitare la conoscenza delle loro specifiche esigenze terapeutiche. Sociologicamente, si pone il problema dell’equità nell’accesso alla salute, che deve essere garantita non solo per il genere maschile.

Sintomi e percezione dei segnali: un problema sociale

I sintomi dell’infarto nelle donne si manifestano spesso in modo diverso rispetto agli uomini, con segnali meno specifici come stanchezza, nausea e dolori addominali, che possono essere facilmente sottovalutati e attribuiti ad altri disturbi. Questa caratteristica è aggravata da una percezione culturale in cui i sintomi non “tipici” sono meno credibili o rilevanti per l’assistenza sanitaria. Anche questo è un aspetto sociologico significativo: le donne, spesso più esposte alla cura della famiglia e al lavoro domestico, tendono a ignorare i segni di malessere per non interrompere le proprie responsabilità sociali e familiari.

Implicazioni e importanza della sensibilizzazione. È essenziale che le campagne di sensibilizzazione siano mirate non solo a informare le donne sui rischi specifici, ma anche a trasformare la percezione culturale del rischio cardiovascolare. Come rilevato in studi pubblicati su Circulation, i fattori di rischio per le donne includono condizioni come menopausa precoce, diabete e patologie autoimmuni. Includere questi elementi nelle campagne di salute pubblica e nei programmi educativi può contribuire a un riconoscimento più rapido dei sintomi e, quindi, a un trattamento più tempestivo. Sociologicamente, questo significa anche rendere visibile un problema che, per molto tempo, è stato “invisibile”.

Un sistema sanitario inclusivo: parità di trattamento per la salute delle donne

Il sistema sanitario, nel suo insieme, deve rispondere a questa sfida non solo dal punto di vista clinico, ma anche in termini di allocazione delle risorse e accesso alle cure. Gli esperti di medicina di genere sottolineano la necessità di inserire le donne negli studi clinici sulle patologie cardiovascolari e di garantire protocolli di trattamento che considerino le peculiarità femminili. Secondo la World Heart Federation, un sistema sanitario che offre pari trattamento indipendentemente dal genere porta benefici all’intera società, in termini di minor assenteismo e di maggiore partecipazione femminile alla vita sociale e produttiva.

Conclusioni

L’infarto e le malattie cardiovascolari che colpiscono le donne ogni cinque minuti in Italia non rappresentano solo un problema sanitario, ma anche un fenomeno sociale complesso, legato alla percezione culturale e al ruolo delle donne nella società. Ridurre il divario di trattamento tra uomini e donne significa non solo salvare vite, ma anche promuovere un cambiamento sociale che valorizzi il ruolo della donna nella salute pubblica e nella prevenzione. La prevenzione e l’educazione mirata, insieme a un sistema sanitario più equo, sono gli strumenti chiave per contrastare questa emergenza sociale.