Home Attualità Prof. Valerio Donato Solleva Dubbi sull’Istituzione Medica a Crotone

Prof. Valerio Donato Solleva Dubbi sull’Istituzione Medica a Crotone

191

Una Lettera al Rettore Cuda Riguardo all’Espansione Universitaria a Crotone

Il prof. Valerio Donato docente dell’Università Magna Graecia di Catanzaro e consigliere comunale del capoluogo al Rettore dell’Umg, scrive a Giovanni Cuda- Rettore dell’Ateneo catanzarese- sull’istituzione a Crotone di un Corso Intrateneo . “Apprendo dai mezzi di comunicazione di massa – scrive il prof. Donato- che l’Umg e l’Unical hanno intenzione di avviare un polo didattico un ulteriore corso di Medicina. Non Ti nascondo che non riesco, nonostante gli sforzi consentiti dalle mie limitate capacità, a coglierne il senso; ad individuare ragioni e benefici sufficienti per giustificare tale decisione, guardando agli interessi dei soggetti coinvolti. L’istituzione di una sede universitaria è, come Ti è noto, una impresa ambiziosa, la quale si prefigge la formazione di intellettuali, professionisti e scienziati, [ma] quale risultato non già di una “qualunque” attività. Soltanto un siffatto processo virtuoso è capace davvero di contribuire allo sviluppo del territorio, il quale potrà beneficiare di un “indotto” socio-culturale ed economico di notevole importanza. La istituzione di un corso distaccato è, decisamente, inidoneo a promuovere un tale “progresso”, là dove, pur essendo capace di moltiplicare le occasioni di docenza, rappresenta “soltanto” uno “sportello” didattico secondo modelli che spesso in Italia sono stati forieri di una offerta didattica inadeguata. Le città sede di un “polo didattico non saranno certamente destinatarie dei benefici che di norma conseguono ad una istituzione universitaria; le città che ospitano la sede “principale” dei corsi sono destinate a subire una deminutio, conseguente a minori flussi e minore “centralità”, secondo un modello esattamente opposto a quello di cui ha bisogno il territorio calabrese. L’articolazione orografica dei centri abitati e la “lontananza” tra questi costituiscono probabilmente alcuni dei fattori che hanno ostacolato la formazione di una autentica Comunità regionale, la quale probabilmente richiede sistemi di “avvicinamento”, di riduzione delle distanze, mediante l’implementazione “anche” delle infrastrutture dei trasporti, secondo un modello giustamente promosso dal PNRR. Un modello di coesione esattamente opposto rispetto a quello conseguente alla riproposizione in ogni centro abitato di medesime istituzioni e, tra queste, di medesimi corsi di studi. Né, per vero, la istituzione di un polo didattico di medicina si può considerare capace di agevolare gli studenti universitari o addirittura il sistema sanitario calabrese. Come abbiamo entrambi sostenuto in occasione della fatidica istituzione del corso di Medicina presso UNICAL, il numero dei posti messi a disposizione per la formazione di nuovo personale sanitario può sicuramente essere assicurato nella sede centrale, con migliori performance degli studenti e dei territori ospitanti; come non Ti sarà difficile riconoscere, gli aspiranti medici possono godere di una [certamente] più solida formazione “vivendo” quotidianamente una vera e propria Comunità scientifica, della sua Sapienza e di attrezzature di avanguardia; vale a dire di un vero e proprio sistema didattico difficilmente ripetibile, in breve tempo – e soprattutto con le esigue risorse messe a disposizione dell’Università e della Sanità calabresi – in una sede distaccata. Se fosse davvero una decisione virtuosa sarebbe complicato comprendere perché non istituire altri [medesimi] corsi di studi nelle maggiori cittadine calabresi, in ragione del numero di abitanti: Reggio Calabria, Vibo Valentia, Rossano-Corigliano, Lamezia Terme. L’insieme delle considerazioni precedenti rendono forse difficile comprendere le ragioni della istituzione di un corso di Studi in Medicina in un’altra città calabrese. Ma soprattutto mi impongono il dovere di sottoporre, con deferenza, alla Tua cortese attenzione la necessità di un ripensamento; e ancor più l’esigenza che una decisione così importante sia oggetto di una più ampia discussione con tutte le istituzioni e i rappresentanti delle comunità coinvolte, le quali non possono continuare a subire, in assenza di qualunque forma partecipativa, volontà adottate da terzi; magari nel tentativo, da parte di questi, di rappresentare inesistenti agevolazioni di altri territori, per meri fini elettorali, dei quali l’Università rischia di divenire strumento, ben inteso, inconsapevole. Spero proprio che gli indirizzi virtuosi di uno sviluppo più avveduto possano confidare su decisioni mature e non debbano confidare “soltanto” su imposizioni di organi di rilevanza [più che regionale] statale”.