I Bronzi di Riace, capolavori dell’arte greca del V secolo a.C., dall’imprevisto ritrovamento di Stefano Mariottini nel 1972 alle code dei primi visitatori a Firenze nel ’81, all’esposizione al Quirinale con Sandro Pertini, hanno scritto e continueranno a offrire a tutti gli appassionati di arte e bellezza , bellissima storia italiana. A Taormina, “I Bronzi di Riace, cinquant’anni di storia”, mostra dal MArRC, curata da Carmelo Malacrino e Gabriella Tigano, si propone di arricchire l’esperienza dei visitatori, consolidando il legame con il MArRC. La mostra, che si tiene in questi giorni, gratuita offre un viaggio multimediale nel tempo attraverso immagini d’epoca e testi accessibili. Un progetto che conclude a Reggio Calabria il programma di eventi del MArRC per l’anniversario della scoperta e continua con questa esposizione itinerante.
I Bronzi di Riace, scoperti nel 1972 presso Riace Marina, sono due statue bronzee rinvenute a 8 metri di profondità e 220 metri dalla costa. Le analisi subacquee successive al ritrovamento hanno fornito pochi risultati significativi. La ceramica, frammentaria e dilavata, indica una possibile varietà di provenienze materiali. Le ipotesi sull’affondamento della nave e sulle vicende dei bronzi fino al naufragio rimangono irrisolte.
Le statue raffigurano due uomini in nudità eroica con scudi e attributi nella mano sinistra, mentre la mano destra regge un’asta o simili. Le figure, seppur simili nello schema generale, differiscono nello stile e nelle proporzioni. La statua A è slanciata con un atteggiamento imperioso, mentre la statua B è più rilassata e massiccia, riflettendo stili diversi. Le teste mostrano dettagli iconografici distintivi, con il bronzo A che potrebbe avere un elmo, e il bronzo B con una calotta cranica adatta a un elmo. Le indagini sulla fusione rivelano differenze nella preparazione della lega e nella lavorazione di barba e capelli.