Indetta dall’Articolazione dei Popoli Indigeni del Brasile (APIB), la ricorrenza mira ad diffondere informazioni sulla tragica situazione che
colpisce la foresta amazzonica nonchè riflettere sul legame fra deforestazione, crisi climatica e violazione dei diritti umani. Tutti riconoscono alla patrimonio naturale un valore inestimabile da cui dipende l’intera esistenza del nostro Pianeta.
Il processo di deforestazione che interessa l’intero pianeta ed in modo particolare i “polmoni” che risiedono in varie parti dello stesso pianeta, rappresenta la causa primaria che minaccia la sopravvivenza del polmone verde del nostro Pianeta, individuato in modo particolare nelle distese e fitte foreste dell’Amazzonia. Nel territorio brasiliano, stando alle informazioni che provengono da diverse fonte giornalistiche e non solo, si stanno eliminando distese superficie di foresta pluviale che possono essere equiparare a oltre tre campi da calcio al minuto. Si sa bene che in questa regione, per espandere le aree da adibire a coltivazioni, ad allevamenti zootecnici, a miniere e interessi vari, vanno in fumo migliaia di ettari di bosco ricorrendo all’uso del fuoco. Questo fenomeno viene definito “slash and burn”, ovvero taglia e brucia. Un metodo che va avanti ettaro dopo ettaro finché, eliminata la foresta, i terreni rimangono argillosi e dilavati dalla pioggia, si trasformano in aree utilizzabili per le coltivazioni in pochissimo tempo. Al posto della vegetazione secolare, prendono posto coltivazioni di soia o mandrie di bovini. Il grido di dolore che viene fuori da queste tecniche messe in atto per far largo a interessi che esulano dal bene comune, si accentua ancora di più dal momento che la capacità di resilienza dell’ecosistema forestale, ovvero la possibilità di ritornare allo stato iniziale, a seguito di un perturbamento delle condizioni dell’habitat in generale, sta diminuendo con il passare del tempo. La condizione di salute della Foresta amazzonica è precaria ed è appesa ad un doppio filo insieme a quello del clima globale. Rammentiamo che essa si estende su una superficie di 6,7 milioni di km² e rappresenta la foresta pluviale più grande rimasta sulla Terra. Si estende sul territorio di ben nove Stati sudamericani. La dimensione più grande è individuabile in Brasile. Come detto la foresta pluviale immagazzina da 90 a 140 miliardi di tonnellate di CO2, e la sua continua distruzione porta al rilascio nell’atmosfera di ingenti quantità di questa sostanza, con conseguenze catastrofiche per l’ambiente. I dati forniti sono allarmanti. negli ultimi 30 anni si sarebbe perso in media una superficie pari a 12.000 km² all’anno, ma in alcune occasioni si sarebbe arrivati addirittura a 28.000 km² . Dal 2001 a oggi, un’area compresa tra i 103.079 e i 189.755 km² è stata colpita da incendi, con impatti negativi sull’85% delle specie che vi abitano. Il dramma, quindi, che vive l’intero pianeta è sotto gli occhi di tutti e tutti hanno il dovere di promuovere una coscienza in grado di difender, tutelare questo prezioso bene comune. Oggi, 5 settembre, si chiede alle comunità di manifestare, riflettere ma soprattutto agire per difender e tutelare questo bene comune.
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L’Articolazione dei Popoli Indigeni del Brasile (APIB) è un’organizzazione che rappresenta e promuove gli interessi delle comunità indigene in Brasile. L’APIB è stata attiva nella lotta per i diritti delle popolazioni indigene, inclusi i diritti alla terra, alla cultura e alla dignità. Molte comunità indigene in Brasile affrontano sfide come la deforestazione, l’invadenza delle imprese e la perdita delle loro terre ancestrali.
Le giornate di sensibilizzazione e mobilitazione indette dall’APIB e da altre organizzazioni indigene sono importanti per attirare l’attenzione sulle questioni che riguardano le popolazioni indigene del Brasile e per promuovere la consapevolezza su tali temi a livello nazionale e internazionale.